SOHT (FOIBE), da giovedì 17 novembre a Milano
Data: Lunedì, 14 novembre @ 11:00:00 CET Argomento: Per Non Dimenticare
Una produzione teatrale interessante.
Una produzione TEATRO DELLA COOPERATIVA
con la collaborazione di
Mittelfest, Regione Friuli Venezia Giulia
S O H T (F O I B E)
testo e regia RENATO SARTI
con BEBO STORTI, TANJA PEČAR
scene e costumi Carlo Sala
musiche Carlo Boccadoro
luci Nando Frigerio
sonorizzazione e coordinamento tecnico Luca De Marinis
musiche in scena e tecnico di palco Orazio Attanasio
elaborazione video Fab Kommel
traduzioni Maja Pečar
consulenza storica Claudia Cernigoi (autrice del libro Operazione foibe Ed. KappaVu), Alessandra Kersevan, Peter Behrens
presenza in video Coro Partigiano Triestino Pinko Tomazič, Maestro Pia Ciachi, Associazione Scoutistica degli Sloveni in Italia Rod Modrega Vala
collaborazione regia/drammaturgia Bebo Storti
aiuto regia/drammaturgia Valentina Dradi
consulenza drammaturgica Fabio Songa
Sarti decide di raccontare l’avventura scomoda di chi cerca chiarezza nell’intricata tragedia delle Foibe, partendo da due giovanissimi appassionati di speleologia, Sussi e Biribissi i due protagonisti del libro di avventure del Nipote Collodi. Uno sguardo che parte ingenuo ed arriva al terrore. Terrore e tormento per un perdersi nel percorso buio, intricato, scivoloso delle vicende carsiche del confine nord orientale. Nell’arco di un secolo quel confine ha danzato pericolosamente tre volte, trascinandosi dietro devastazioni, rastrellamenti orrendi, vendette, morte. Bebo Storti e Tanja Pecar, incarnando le figure fittizie di Sussi e Biribissi, si fanno carico di ripercorrere le vicende storiche che hanno preceduto la vicenda delle foibe: il boom economico di Trieste degli inizi del novecento, l’affermarsi del mito dell’impero romano, la violenza fascista contro le popolazioni di lingua slovena e croata, l’occupazione prima italiana e poi tedesca della ex Jugoslavia e la liberazione di questa dal giogo nazifascista.
Il tema delle foibe è ancora oggi vivo, controverso, fonte di divisioni, oggetto di strumentalizzazione politica. Una ferita mai rimarginata, una frattura profonda in cui è quasi impossibile non perdersi.
Ed è proprio quello che accade a Sussi e Biribissi sul palco in un viluppo drammaturgico, storico, umano.
La metafora delle cavità carsiche e dello spaesamento è ripresa anche dalle costruzioni scenografiche di Carlo Sala, che ha creato un intreccio di cunicoli utilizzando differenti luoghi dello spazio teatrale, oltre a proiezioni video che ricreano le atmosfere osservabili solo tra le viscere della terra. Atmosfere in cui i due speleologi, vivranno l’avventura del perdersi nella vertigine provocata dalla complessità della storia.
La tragedia contemporanea si fonde con la grande tragedia antica nell’elemento del coro: al coro classico si sostituisce, infatti, la presenza in video del Coro Partigiano triestino Pinko Tomazič e dell’Associazione scoutistica degli sloveni in Italia Rod Modrega Vala.
Elementi drammaturgici e scenici portano gli spettatori in un azione scenica dall’impatto possente e insieme minimale: proprio come le storie di un popolo nell’affacciarsi di fronte ai grandi movimenti della storia.
Sussi, la meno coriacea dei due non regge, alla fine cede spossata.
Troppo bui e intricati i cunicoli, i meandri, le gallerie, gli inghiottitoi, troppo contrastanti i racconti, i documenti, le testimonianze. Sussi non ha più forza né per continuare né per tornare indietro. Biribissi non vuole abbandonarla e le rimane a fianco.
Il rumore del fiume sotterraneo, troppo simile a quello delle squadriglie dei caccia a servizio dei nuovi scontri di civiltà, dei nuovi nazionalismi, si fa sempre più fragoroso.
Col solo conforto della fiammella della lampada a carburo, a Sussi e Biribissi non rimane che lanciare un urlo disperato, un inutile monito ad una società sorda ai numerosi segnali premonitori di nuovi scontri di civiltà, nuovi nazionalismi e nuove guerre. (Renato Sarti)
Grazie Ayrton, riceviamo e pubblichiamo.
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