Le ferite di Srebrenica
Data: Lunedì, 11 luglio @ 12:00:00 CEST Argomento: Per Non Dimenticare
Dieci anni dopo il genocidio, ci si incontra per non dimenticare - di Giovy
11 Luglio 1995, andavo al liceo e al ritorno a casa da scuola guardavo il telegiornale mentre nella mia testa risuonava spaventosa la parola “genocidio”.
Cercavo di capire stranita che cosa stesse succedendo non troppo distante dai confini della nostra Italia.
Sono passati dieci anni da allora ed ancora la Bosnia tenta di lenire il dolore di quella che fu la più recente esperienza europea di genocidio.
In questi giorni, si stanno svolgendo le celebrazioni per ricordare gli orrori di quei giorni; si rivanga il passato perché tutto ciò non possa accadere mai più.
A questo proposito è stata organizzata una marcia che va da Tuzla a Srebrenica, percorrendo a ritroso quella che fu la via di fuga dei profughi dieci anni fa.
A questa manifestazione prenderà parte anche il Parto delle nuvole pesanti, oltre a qualcuno di nostra conoscenza (Uazza, che partecipa assieme all’associazione Amorphis).
Giorni fa, ho avuto l’opportunità di fare due chiacchiere con Salvatore, musicista del Parto.
Secondo lui, questa marcia è una “forte presa di coscienza che ci fa rendere conto come l’uomo possa essere la bestia tra le bestie. Srebrenica è la testimonianza triste che l’esperienza già vissuta con i genocidi nazisti non è servita a niente”.
Il Parto delle nuvole pesanti va a marciare in Bosnia con il cuore colmo di delusione, ma anche speranza … la speranza che questa volta la storia insegni qualcosa in più.
“Gli uomini devono incontrare gli uomini per riappacificarsi”, ha detto Salvatore; in effetti non basta un trattato di pace per mettere a tacere la guerra. Ci vuole ben altro.
Come già ben scritto da Salvatore per il sito del Parto (www.partonuvole.com), “Srebrenica fu il capitolo più atroce di una guerra consumatasi ad appena 50 km dall’Italia, aldilà del mar Adriatico, una guerra combattuta dal 1992 al 1996 in base al principio della “pulizia etnica”, cioè dell’annientamento totale dell’avversario, praticato attraverso lo stupro delle donne, non importa se anziane o bambine, una guerra che, soltanto in Bosnia, ha lasciato sul campo oltre 250.000 morti.
Srebrenica era protetta dalle truppe ONU ma venne abbandonata a sé stessa di fronte all’esercito Serbo. All’inizio del luglio 1995 il Generale Serbo, Mladic, scatenò l’offensiva.
La repressione fu crudele: migliaia di persone fuggirono ma vennero braccate.
Donne, anziani, bambini, malati, vennero radunati in una vecchia fabbrica di finestrini per auto e fucilati, spesso sepolti vivi. Le donne furono costrette al preventivo trauma dello stupro.
Quella fabbrica, trasformata nella fabbrica degli orrori, adesso rappresenta la finestra bosniaca sulla memoria, sulla storia.
Si è trattato del più grande e feroce massacro in Europa, dopo il nazismo, consumato sotto i nostri colpevoli occhi. Mladic, Karadzic, i responsabili della carneficina bosniaca, sono ancora in libertà, come tutti i generali nazisti responsabili di efferati crimini contro civili inermi.
Ed anche il revisionismo storico è pronto a partire, visto che c’è qualcuno che già si affretta a dire che a Srebrenica non è successo niente, come fanno con Auschwitz. […]
Alle 10,30 (del 11 Luglio 2005 n.d.r.) ci sarà l’apertura della Conferenza internazionale “Genocidio sui bosniaci nella zona protetta dall’ONU” e alle 12,00 inizierà il programma della sepoltura ufficiale delle salme.
Ma nel grande freezer di Tuzla rimangono ancora 4.000 sacchi con pezzi di carne che attendono un’identità per la sepoltura, le campagne sono cosparse di centinaia di fosse comuni che aspettano di essere scavate.
Di Srebrenica non parla più nessuno, fa troppo male parlare della guerra dei vicini di casa, di paesi europei.
E poi i morti musulmani a chi interessano?
Allora è meglio rimuovere in fretta.
Il Parto delle Nuvole Pesanti parteciperà alla marcia, per non dimenticare, continuando quell’impegno pacifista, che è diventato, oltre che artistico, anche militante, con il viaggio fatto a Baghdad qualche mese prima che gli Stati Uniti dichiarassero guerra all’Iraq.”
Ringrazio personalmente Salvatore de Il Parto delle nuvole pesanti per la disponibilità della chiacchierata al telefono e per le sue parole inserite in questo mio articolino.
Ci saranno nuovi racconti … proprio perché non vogliamo dimenticare, proprio perché vogliamo capire.
|
|