In viaggio con Vilmo
Data: Venerdì, 22 aprile @ 21:30:00 CEST Argomento: Per Non Dimenticare
Il racconto di un viaggio con il nostro amico Vilmo, inviatoci da Laurinha che proprio in questi giorni é tornata in Bosnia
Il grande Vilmo ci ha portati a Tuzla, in Bosnia, per le vacanze di Pasqua, sistemandoci "comodamente" su due furgoni già carichi di vestiti, scarpe, ecc... preparati da lui.
Lì la situazione é decisamente peggiore di quanto mi aspettassi: di quella guerra (terribile, come tutte) finita 10 anni fa non se ne parla più, perché si vive meglio non pensandoci, perché quelle atrocità sono successe così vicino a noi che potremmo spaventarci. Beh, io mi sono spaventata... mi sono spaventata perché nessun grande mezzo d'informazione mi ha spiegato come stanno le cose lì, a due passi da casa. La ricostruzione procede molto lentamente, e praticamente senza alcun appoggio sufficiente da parte delle istituzioni internazionali. Ho visto signori anziani sistemare i mattoni delle loro "case"; la maggioranza deve far da sé, ma non ne ha la possibilità. Gli aiuti ci sono stati dopo la guerra, ma sono bastati a riparare solo una piccola parte dei danni, peccato che poi le grandi nazioni siano passate ad occuparsi d'altro e se ne siano lavate le mani (là sotto non scorre abbastanza petrolio!).
La scuola di Suceska é dimostrazione esemplare di questo menefreghismo.
La domenica di Pasqua siamo partiti da Tuzla con un furgone e una jeep; Uazza fremeva da due giorni, voleva a tutti i costi farci vedere quel che lui conosceva già. Giunti a Srebrenica (immagino non vi sia nuovo questo nome), un ex-bellissimo ex-paesino di ex-villeggiatura tra le montagne, rivelatosi luogo di una tremenda strage, abbiamo imboccato una stretta strada sterrata e percorso 14 km in salita. Non immaginatevi un paese canonico, Suceska é a circa 600 m d'altezza, le case sono sparse sulla collina e per recarsi a scuola i bambini devono percorrere chilometri a piedi.
Siamo subito andati alla scuola, insieme al maestro: il maestro é un bellissimo ragazzo di circa 30 anni, dolce e intimidito, i cui occhi sono segnati da grandi delusioni e sofferenze, ma sprigionano coraggio e forza inauditi (gli eroi son tutti giovani e belli...) . Ci ha spiegato la situazione nell'aula musica, dove erano sistemati gli strumenti portati in un viaggio precedente da Vilmo, Uazza, Dani, Ice e gli altri: con i finanziamenti degli americani si é riusciti a sistemare la scuola per metà; il resto é ancora con i mattoni visibili, e in alcuni punti solo assi di legno; nella parte dove si trovano quella che una volta era l'aula magna e una decina di stanze si cammina su terra e sassi. Il riscaldamento non esiste più, ogni aula é dotata di una micro-stufa a legna che a fatica riesce a "scaldarne" un decimo, ma il maestro non ha una sega per tagliar la legna, quindi deve chiamare un falegname. Le stanze sono vuote, solo una ha alcuni banchi e sedie. Gli alunni vanno dai 6 ai 15 anni, non possono comprare dei libri e il maestro sta cercando di preparare un programma; speriamo di riuscire a portargli una fotocopiatrice che abbiamo a disposizione per poter distribuire le dispense. Quaderni, matite e penne scarseggiano; c'é un'unica carta geografica che comprende solo l' ex-Jugoslavia e zone limitrofe.
Usciamo dal retro dell'edificio, il cielo é coperto di nuvole e il vento soffia fortissimo, ma la temperatura é senza dubbio molto più piacevole che all'interno. In quello che una volta era il campetto da calcio i ragazzini giocano a pallone (ce ne sono solo due per tutta la scuola e la palestra interna non esiste più); c'é anche un campo da basket, ma dei canestri é rimasto solo il palo, e il pavimento di entrambi é completamente dissestato.. il tutto sull'orlo della collina e senza reti ai bordi, perché non esistono più.
Il maestro ci spiega che nella zona sono 4 le scuole più o meno in quella situazione e ci fa capire che non vorrebbe che concentrassimo tutte le nostre energie solo su quella, sarebbe ingiusto; meglio qualcosa di meno ma per tutte e quattro.
Abbiamo visto lo spirito del maestro cambiare completamente: perplesso e diffidente al nostro arrivo, parlando e ascoltandoci ha capito che facciamo sul serio, che non siamo lì solo per sorridergli.
Capiamo perché Uazza continuava a parlarci di questo maestro, capiamo perché fremeva ed era così teso, capiamo perché in quei giorni non c'era spazio per altri pensieri nella sua testa.
Non abbiamo tempo da perdere, lì ci sono i maestri, un centinaio di bambini e tutti quelli che in questi anni ritorneranno dai campi profughi (tra cui quello di Mihatovic, vicino a Tuzla, che abbiamo visitato), figli dei musulmani che per fuggire da quelle zone durante il massacro hanno percorso più di 100 km a piedi in fila indiana fino a Tuzla, vedendo morire migliaia di persone tra loro.
Si fidano di noi... si erano fidati anche dell'ONU, dei Francesi, degli Americani, degli Olandesi, ma noi non abbiamo nessuna intenzione di tradirli né deluderli, anche se il potere nelle nostre mani é meno di una briciola in confronto al loro!!
In 10 anni la maggior parte della popolazione dell'ex-Jugoslavia non é riuscita ad avvicinarsi minimamente alle condizioni di vita in cui si trovava prima della guerra e credo che questa non sia altro che un'assurda ingiustizia; ce ne sono tante, troppe, ma ciò non significa che dobbiamo abituarcene o rimanere con le mani in mano. Questo voi della Grande Famiglia che amate e rispettate la vita lo sapete bene.
Se avete avuto la pazienza di leggere e se volete contribuire, anche solo esprimendo un vostro pensiero (farsi sentire é già una gran cosa!) ve ne saremo grati. E se qualcuno di voi fosse particolarmente interessato e avesse un po' di energie da spendere nella nostra "sfida" non esiti a contattarci, di cose da fare ce ne sono, e tante!
"Non più sfruttati sulla terra,
ma più forti dei cannoni noi sarem..."
Vi abbraccio
Laura
Grazie Laurinha per il tuo prezioso contributo
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