NOI SAREMO TUTTO
Data: Martedì, 28 dicembre @ 21:10:00 CET Argomento: I Libri nella Biblioteca Ramblers
Un resoconto storico accurato fa da sfondo ad una storia feroce ed inquietante. Leggetelo!
Il nuovo romanzo di Valerio Evangelisti, Noi saremo tutto (Mondatori Strade Blu, € 15,50) è una cruda e feroce panoramica su alcuni periodi cruciali della storia americana del Novecento (grossomodo i trent’anni che vanno dal 1934 al 1954), storia che non riguarda solo gli statunitensi ma che è anche la nostra, nel senso che ha determinato gli scenari politici ed economici di quell’ epoca e anche di quelle future.
La trama è questa: Eddie Florio è un piccolo gangster originario di Seattle. Dotato di una efferatezza fuori dal comune, non esita a tradire chiunque per i propri scopi, persino i familiari. Cresciuto in un ambiente “anticapitalista” (il padre è un sindacalista degli IWW), se ne discosta subito non tanto per ragioni ideologiche quanto per volontà di affermarsi. La sua carriera si lascia dietro una scia di sangue: violenze, stupri, omicidi, spionaggio, tradimento, ricatto sono le armi con cui si fa strada nella vita. Ma ha un punto debole: le donne. Per quanto le sottoponga ad ogni genere di supplizio per soddisfare le sue crudeli perversioni sessuali, in realtà non riesce a dominarle, e ogni volta la sua ossessione riesce a prevalere sulle sue scelte.
Il personaggio principale, spietato e sanguinario, è forse il più adatto a descrivere il passato di una terra che di sé dà un immagine di libertà e opportunità e che invece si dimostra essere tutt’altro. Come scrive Ellroy, grande romanziere statunitense, a proposito del suo paese, nella premessa del suo American Tabloid: “L’America non è mai stata innocente. Abbiamo perso la verginità sulla nave durante il viaggio di andata e ci siamo guardati indietro senza alcun rimpianto. Non si può ascrivere la nostra caduta dalla grazia ad alcun singolo evento o insieme di circostanze. Non è possibile perdere ciò che non si ha fin dall’inizio.” E’ proprio questa, secondo me, la maniera di leggere il libro: il pensare, cioè, ad un’America corrotta sin nella sua essenza, senza cedere alla tentazione di considerare i fatti storici di quel tempo come una brutta pagina di storia, una macchiolina nera nella bianca terra della democrazia. La brutalità degli eventi narrati è dunque in continuità, e non in contrasto, con tutta la storia americana che, dal genocidio degli “Indiani” in poi, non ci ha dato grandi esempi di tolleranza e di pace.
La ricostruzione dei fatti è molto accurata (l’autore, prima di scrivere romanzi, faceva lo storico): la vita di Eddie è intimamente connessa al mondo dei sindacati americani, che, dopo gli inizi rivoluzionari (con gli Industrial Workers of the World, i famigerati wobblies), erano passati a posizioni molto più vicine al padronato, e il cui controllo era ambito dal Partito Comunista americano, ma soprattutto dalla mafia, la “Cosa Nostra” dei tempi d’oro guidata da Albert Anastasia e Joe Adonis (si, proprio lui, quello che Tony Renis si è vantato più volte di aver conosciuto). Risalgono in superficie vicende di cui s’è persa la memoria: si parte dallo sciopero di Seattle del 1919, quando la città venne letteralmente conquistata dai lavoratori portuali che crearono dei veri e propri soviet. Si passa poi per un altro sciopero, quello di S.Francisco nel ’34, in cui gli scaricatori iscritti all’ILA (un sindacato “moderato” che aveva rapporti con la mafia) si ribellarono alle direttive dei loro dirigenti sindacali nazionali, vinsero la loro battaglia e mantennero per decenni il controllo del porto. La storia richiama alla mente anche i delitti della Combination, la cosiddetta “Anonima Assassini”, una squadra di killer e ricattatori alle dipendenze di Cosa Nostra, e l’oscura parabola del “maccartismo”, durante il quale chiunque avesse simpatie libertarie veniva tacciato di essere un comunista, e cioè, secondo le leggi di allora, rischiava la prigione o la deportazione, se non, come successe ai coniugi Rosenberg, la sedia elettrica. Un trentennio molto movimentato, quello dal ’34 al ’54, in cui una mafia senza scrupoli (lontanissima da quell’immagine un po’ folcloristica con cui siamo stati abituati a vederla nei film hollywoodiani) allungò le mani sul potere politico degli Stati Uniti. Tutto questo senza venire in alcun modo disturbata dalla polizia federale (l’FBI negherà fino agli anni Cinquanta l’esistenza di Cosa Nostra) che, dato all’opinione pubblica qualche capro espiatorio, si poté concentrare sulla sistematica eliminazione di ogni dissidenza. Il libro si chiude ancora a Seattle, ottant’anni dopo lo sciopero del 1919, quando una moltitudine di persone scese di nuovo in strada, questa volta per manifestare contro il WTO. Sono passati tanti anni ma il grido è lo stesso di allora, un grido che attraversa il tempo e giunge fino a noi:
"We have been naught, we shall be all!". Non eravamo nulla, noi saremo tutto.
grazie Mosh - riceviamo e pubblichiamo
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