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da Repubblica
Scrittore improvvisato, a beneficio della causa rivoluzionaria. Il sub-comandante Marcos si conferma come il vero leader guerrigliero moderno, al passo con le esigenze mediatiche del XXI secolo. La lotta per la difesa degli indigeni del Chiapas langue? Il mondo si sta dimenticando delle rivendicazioni zapatiste? Ecco che Marcos estrae dal suo cilindro un progetto che punta sicuro all'obiettivo: tornare a far parlare di sé, e dei suoi. L'idea - un romanzo giallo a quattro mani - è sua, e in un primo momento aveva lasciato interdetto quello che poi è diventato l'entusiasta co-autore: Paco Ignacio Taíbo II.
Lo scrittore messicano di origine spagnola l'aveva giudicata una "pura follia" quando ricevette il primo messaggio via e-mail dalla giungla del Chiapas. In realtà non ci ha pensato tanto, prima di decidere che era un'esperienza che valeva la pena fare. Risultato: il progetto è decollato con una tale rapidità che la pubblicazione del romanzo - dal titolo Muertos incomodos (falta lo que falta) - che tradotto in italiano è Morti scomodi (manca quello che manca) - è già in corso, a puntate, sul quotidiano messicano La Jornada.
Ma l'opera non è ancora completa e nessuno sa (forse neppure i due autori, che non si sono mai incontrati) di quanti capitoli sarà composta. Quando il libro sarà completo, uscirà in Spagna e Sudamerica curato dall'editrice Planeta, in Italia da Il Saggiatore-Marco Tropea, e poi negli Stati Uniti, in Francia, Grecia, Turchia: successo garantito, insomma.
Di sicuro, per il momento, c'è solo l'idea iniziale: a Marcos sono affidati i capitoli uno, tre e cinque, nei quali il protagonista è Elías Contreras, un ribelle zapatista impegnato come detective nel Chiapas, sulle tracce di una donna che si suppone sia stata sequestrata ma che poi risulta essere vittima di violenze da parte del marito; mentre Taíbo (autore dei capitoli due - scritto "in tre giorni e tre notti" - quattro e sei) ripropone un personaggio già presente in altri suoi romanzi, il detective Héctor Belascoarán Shayne. I due investigatori si incontreranno nel settimo capitolo, ai piedi del monumento alla rivoluzione, a Città del Messico, dove è sepolto Pancho Villa, e si renderanno conto che stanno indagando sulla stessa vicenda.
La seconda parte del romanzo è ancora tutta da decidere, e sarà frutto di un fittissimo carteggio via e-mail tra gli autori, che dovranno anche concordare il finale della storia.
A chi gli chiede se non abbia il timore di venire usato dal leader rivoluzionario in un'operazione che potrebbe avere un fine propagandistico, Paco Ignacio Taíbo - da sempre sostenitore della causa zapatista - dice che in realtà non gli dispiacerebbe affatto: "La ribellione del Chiapas fu pienamente giustificata". Ma aggiunge di non sentirsi in alcun modo utilizzato. Su Marcos esprime solo un giudizio tecnico, come scrittore: "Ha uno stile molto fluido e molto corretto".
In realtà il messaggio politico traspare in modo non troppo velato dalle parole del mitico comandante guerrigliero, che arriva ad autocitarsi nel primo capitolo, dove il detective Contreras entra in azione proprio su richiesta del "Sub-comandante Insurgente Marcos". Il quale esprime il suo sdegno quando scopre che la donna della quale si sono perse le tracce ha subito violenze da parte del marito: un comportamento indegno di un ribelle zapatista.
Su un obiettivo Marcos e Taíbo sono d'accordo: il romanzo dev'essere un'occasione di denuncia di alcuni dei "grandi mali di cui soffre il Messico, come la corruzione politica e gli abusi di potere". Riflessione che il subcomandante aveva già fatto, quasi due anni fa, con Manuel Vázquez Montalbán, proponendogli di scrivere quello che doveva essere un romanzo a sei mani. Ma l'improvvisa morte, lo scorso anno a Bangkok, dello scrittore catalano (che aveva conosciuto Marcos nella selva del Chiapas), provocò prima una sospensione e poi una revisione del progetto. Ciò non toglie che nelle pagine di Muertos incomodos trova posto anche il celebre detective di Montalbán, Pepe Carvalho.