Angeli a Perdere
Data: Giovedì, 09 dicembre @ 16:07:57 CET Argomento: I Libri nella Biblioteca Ramblers
Due passi nella Brianza velenosa di Johnny99
Perché il sapore del formaggio va d'accordo con quello delle pere? Perché i
pensieri e le parole di Johnny99, messi nero su bianco, si sposano così bene
con i pensieri e le parole dei Sulutumana, trasposti in tracce sonore?
Mistero.
Gli uni separati dagli altri, sembrano fatti apposta per prendersi
a pugni. Ma leggere «Angeli a perdere», opera prima del ventisettenne
erbese-comasco, con il sottofondo del cd allegato al libro, è un'esperienza
che riserva insospettabili sorprese. Come il formaggio con le pere, appunto:
il cervello non capisce, il palato invece sì. Presentato lo scorso 21
novembre alla Fnac di Torino, Angeli a perdere è stato partorito dalla
funambolica mente di Johnny99, alias Giovanni Cocco, operatore assistenziale
a Lanzo d'Intelvi, e scrittore con il mito dichiarato di Andrea G. Pinketts,
che infatti gli ha firmato la prefazione. Per inciso: Pinketts sarà anche al
castello di Pomerio, a Erba, il prossimo 14 dicembre per il reading del
libro e il set acustico dei Sulutumana. L'opera, adesso. Sei-racconti-sei, a
volte distanti tra loro nel tempo, mai però nello spazio. Il loro humus è il
triangolo lariano (e dintorni), ancora più bistrattato della Brianza
velenosa di Battisti. Località e indirizzi si sprecano con imbarazzante
precisione, nomi e cognomi pure: ed è già cominciata la caccia al "chi è",
ai personaggi reali nascosti dietro agli schermi sottili. Si comincia con
gli ultimi giorni del «Comandante Puecher» (e sotto risuona «Carlina
rinascente»), si continua con una storia d'amore «Alla maniera di Lou Reed»
(ma con le note di «Ribes»), rigorosamente senza lieto fine. Si va avanti
con i writers e con la lotta al sistema di «Vomito le origini» (e di «Blu
bulgaro punto»), eppoi ci si immerge nell'arrivismo di un «Arsenio» molto
ladro e poco gentiluomo, spietato nel gabbare gli artigiani arricchiti made
in Cantù (che alla radio ascoltano brani popolari, tipo «Donna lombarda»).
La squallida evasione dal quotidiano del signor «Marcucci srl» (cullata da
«L'ultima onda») anticipa l'incontro-excursus di Johnny99 con Pinketts, «Il
Re del Trottoir». Poi la mesta chiusa all'ospedale psichiatrico, con
l'eponimo «Angeli a perdere», dove tutti i nodi sparsi tra le pagine vengono
al pettine (e dove si canta un sommesso, alienato «Cussessumaiami»). Guarda
il mondo con gli occhi di un ottantenne Johnny99. Con lo sguardo di un uomo
che ha visto tutto, che forse ancora spera, ma in fondo non ci crede. Quando
scrive largheggia con gli stili, il ritmo e le parole: un po' Brett Easton
Ellis, un po' Anthony Burgess, e un po' anche Alessandro Bergonzoni, tanto
per citare qualche credito. Oltre a Pinketts, è ovvio. Ogni tanto si fa
prendere la mano, cade e risorge: le banalità sono dietro l'angolo, gli
sprazzi di genio pure. E i secondi fanno perdonare le prime. A Johnny99
manca ancora il fiato del maratoneta; quello del romanziere capace di
mantenere alti e costanti il tono e il livello della narrazione. Ma è solo
questione di esperienza, non di arte. E quello dei racconti, legati fra loro
da un tenue filo rosso (o da una collana di ossi di pesca, se preferisce), è
comunque un espediente che funziona. Da promuovere.
Enrico Romanò
Riceviamo e pubblichiamo. Grazie Diavoletta!
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