New Thing
Data: Lunedì, 06 dicembre @ 13:15:32 CET Argomento: I Libri nella Biblioteca Ramblers
Il primo libro solista di Wu Ming 1, molto bello, è un viaggio nell'America nera degli anni '60, tra free jazz e black power.
Bedford-Stuyvesant, Brooklyn, 1967. Una serie di omicidi colpisce la comunità jazz afroamericana. Nel quartiere gira voce che l’autore sia un fantomatico assassino, ribattezzato “Il Figlio di Whiteman”. Chi si nasconde dietro di lui? E’ forse una strategia dell’FBI per colpire il crescente nazionalismo nero? Sulle tracce del killer si pone Sonia Langmut, giovane reporter appassionata di musica e armata di un curioso registratore di fabbricazione tedesca. Negli stessi giorni, il musicista John Coltrane, icona della new thing (il movimento jazz che sconvolge i canoni musicali dell’epoca), si prepara ad andare incontro alla morte.
Ai giorni nostri. Un misterioso intervistatore cerca di ricostruire la storia di Sonia, a sua volta scomparsa nel nulla dopo i fatti, attraverso i racconti di chi la ha conosciuta, ma anche tramite i nastri che Sonia stessa aveva registrato all’epoca.
Tutto questo, e non solo, è New Thing, l’ultimo (e primo) libro “solista” di Wu Ming 1 (Einaudi Stile Libero Big, € 14,00). L’autore fa parte del collettivo Wu Ming, che in cinese mandarino significa “nessun nome”. Come dice la quarta di copertina: “il nome della band […] è inteso come un tributo alla dissidenza e un rifiuto del ruolo dell’Autore come star”. Wu Ming è, appunto, una sorta di band di scrittori, le cui opere scavano nella memoria alla ricerca di storie che nessuno racconta.
Questo avviene anche in New Thing, dove l’indagine della reporter Sonia Langmut ci porta nell’America degli anni ’60, in pieno periodo “nero”. E allora ci ritroviamo a manifestare per i diritti civili nelle strade dell’Alabama, assistiamo all’ascesa del Black Panther Party, sentiamo urlare a squarciagola lo slogan Black Power!. Sono gli anni in cui un nero rischia la pelle ogni giorno per mano della polizia o del Ku Klux Klan (“Non che ci fosse tanta differenza, anzi, sovente erano le stesse persone. Ho sempre invidiato chi riesce a far coincidere il proprio lavoro e il proprio hobby”). Gli anni dell’escalation in Vietnam. Gli stessi anni in cui J.Edgar Hoover, capo dell’FBI, avvia il COINTELPRO, un programma per condurre una vera e propria guerra sporca contro i dissidenti: i federali sorvegliano il pericolosissimo Martin Luther King e spargono false informazioni tramite i media, additando i neri come “la più grande minaccia alla sicurezza interna del paese”.
Leggendo il libro, ci si immerge in pieno nella cultura afroamericana: dai cori gospel (con cui il romanzo comincia) ai predicatori neri che gridano i loro sermoni infuocati, dai signifyers (campioni di giochi verbali improvvisati, spesso caratterizzati da un linguaggio piuttosto colorito, che si sfidavano tra loro in vere e proprie gare d’abilità) fino al free jazz, colonna sonora del romanzo, un jazz libero dalle convenzioni musicali del tempo. La musica in quel periodo rappresentava l’identità, era un ruggito d’indipendenza che faceva tornare alla memoria (e alla coscienza) le radici africane del popolo nero.
Due parole sulla tecnica di scrittura, abbastanza particolare: il libro è scritto come un insieme di interviste a persone diverse, “montate” poi a formare una storia, un po’ alla maniera di Sergio Atzeni ne “Il figlio di Bakunin”. Questo rende il romanzo molto “cinematografico”, sullo stile di un documentario/inchiesta giornalistica. In mezzo a tutto questo ci sono i monologhi di John Coltrane sulla sua vita e sulla sua morte che si avvicina, sicuramente tra le pagine più belle di quest’opera.
In conclusione, New Thing è un bel libro a più voci, come in un coro, che ci racconta sì l’America di ieri, ma con lo sguardo rivolto a quella di oggi. Ufficialmente non c’è più, come in quegli anni, la segregazione, i neri compaiono nelle sitcom e nei video musicali, ma in realtà non stanno molto meglio di prima, nonostante (o forse proprio per questo) le Condoleeza Rice o i Colin Powell di facciata.
Riceviamo e pubblichiamo. Grazie a Mosh per la segnalazione.
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