S.Josè prima sfida
Data: Domenica, 17 ottobre @ 23:23:13 CEST Argomento: Succede nel Mondo
S.Josè rappresenta un pezzo importante nella travagliata storia boliviana.
Si tratta di una piccola località di circa duecentocinquanta abitanti di etnia Quechua che si trova nel dipartimento di Potosì, uno dei più grandi e più poveri della Bolivia.
In passato S.Josè era una ?hacienda?, dove c?era un padrone che deteneva la proprietà della terra e i braccianti che la lavoravano; una terra ostile in mezzo all?intricato disegno di valli che caratterizza questa zona ad un?altitudine media di 2.600 metri s.l.m.
Montagne a perdita d?occhio, pietre, cactus, polvere, clima secco, come del resto l?arida terra con un elevato grado di salinità, un breve ritaglio di tempo durante l?anno favorevole alla coltivazione di mais e la raccolta della frutta in pochi fazzoletti di terra risparmiati dalla furia del fiume Tumusla che si trasformato due mesi all?anno dalle poche piogge che bagnano la regione.
S.Josè è una comunità come tante perdute nelle valli, a troppe ore dalla città di Potosì che sta a 1.400 metri più in alto. Non ci sono mappe ufficiali per identificarle se non disegni più o meno precisi che ne determinano l?esistenza. Alle volte non sono servite da un ?camino? che si possa percorrere in macchina o che i ?camiones? possano utilizzare per trasportare i prodotti ai mercati e comunque, quelle che ci sono, vengono letteralmente inghiottite dalla roccia delle vecchie Ande, in equilibrio fino al periodo delle piogge.
Ma S.Josè e tutte le altre comunità, resistono e i ?campesinos? sono fieri del loro mais che assicura per lo meno di avere qualcosa da mangiare e della loro gustosissima frutta, come le pesche, le pere, l?uva come non si vede neanche in Italia.
Le gelate improvvise o la mancanza di pioggia per mesi, non cancellano comunque il sorriso dalle loro facce. Sono sempre disposti ad offrire una ricca ?sopa? di verdure e patate che neanche la piaga del fiume Tumusla non ne cambia il sapore.
Il fiume: contaminato dagli scarti di quasi cinque secoli di estrazione e lavorazione dei metalli preziosi di cui è ricco il sottosuolo di tutto il dipartimento. Chi non conosce il ?Cerro Rico? di Potosì, tragico simbolo di ricchezza graffiato dalla presenza dei colonizzatori spagnoli, un?infame tradizione che ancor oggi si riflette sul carattere della gente e che ne ha profondamente segnato l?esistenza?
Da quattrocentoventinove anni si estrae il materiale che viene poi svenduto in Chile industrialmente progredito per lavorarlo e rivenderne i derivati alla stessa Bolivia!
Il Tumusla raccoglie quattrocentoventinove anni di scorie, di metalli pesanti necessari all?estrazione dell?argento ma non solo: ci sono i residui organici degli stessi scarichi della città di Potosì.
Le analisi eseguite danno dei risultati che stanno appena al di sotto delle normative internazionali previste per le zone di lavorazione mineraria.
Cosa significa però stare appena sotto ai numeri dettati dal buonsenso di qualcuno?
Bisognerebbe chiederlo al mais irrigato con l?unica acqua a disposizione o alle piantine di pesche che si seccano in appena tre anni di produzione, diminuita dell?80% negli ultimi 10 anni, oppure alle verdure da tavola o al poco foraggio che le snelle vacche cercano disperatamente tutto il giorno.
Non ci sono infrastrutture in nessuna delle comunità, non c?è elettricità, non ci sono strade e neanche acqua potabile o strutture sanitarie adeguate per rispondere ad esempio alle diarree acute che si riscontrano nel 60% dei bambini minori di cinque anni e nell? 80% degli adulti, entrambi costretti ad utilizzare l?unica risorsa idrica a portata di mano.
In questro drammatico quadro S.Josè rappresenta la prima sfida che il progetto di sviluppo rurale eseguito per parte del MLAL PROGETTOMONDO si è posta nonostante non fosse una delle attività previste nel progetto.
A S.Josè c?è già una cisterna in cemento di 12.000 litri che spicca per la sua precisione e per il grigio del cemento, messo a confronto con le abitazioni in mattoni di terra e paglia, di color marrone.
Un pozzo filtrerà invece l?acqua del fiume che verrà trattata poi con un piccolo sistema di clorazione e ci saranno delle fontanelle in alcuni punti della comunità.
Un sogno che si è fatto realtà per gli abitanti di S.Josè, anni di richieste e di pazienza sono finalmente un ricordo. L?emozione dell?evento ha coinvolto proprio tutti negli scavi e nella costruzione delle opere, un esempio di entusiasmo come pochi.
Allo stesso modo seguono a ruota ?Cucho Prieto? e ?Peña Blanca?, altre due comunità che stanno dalla stessa parte del fiume ma la sfida di MLAL PROGETTOMONDO ha in calendario altri tredici sistemi per l?acqua potabile in tredici comunità dove non c?è acqua da bere, acqua per poter iniziare a parlare di igiene, acqua per vivere.
Indirizzo MLAL PROGETTOMONDO: ufficiostampa@mlal.org
Riceviamo e pubblichiamo - Grazie a Daxpax per la segnalazione
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