HANNO UCCISO BALDONI
Data: Martedì, 07 settembre @ 17:20:49 CEST Argomento: Succede nel Mondo
riceviamo e pubblichiamo:
Sì, l’hanno ucciso. Ma quanti altri ne avete uccisi voi?
Quanti di quelli che sono morti non hanno avuto i titoloni sui giornali? Se lui non fosse stato bianco, occidentale, cattolico, gli avreste riservato lo stesso stupore per il gesto barbaro che ha decretato la sua fine?
Se fosse stato un immigrato in Italia, militante CRI, gli avreste proposto i funerali di Stato?
Io penso di no. L’Italia. Terra di contraddizioni e compromessi. Quante volte siamo stati invasi dagli stranieri? E quante volte lo siamo ancora quotidianamente, McDonald, CocaCola, Microsoft.
Qual è la differenza fra l’invasione americana in Iraq e quella che avviene quotidianamente dai nostri schermi?
La differenza è che qui da noi, abbiamo la possibilità di scegliere, spegnere il televisore, chiudere il giornale, lasciarci alle spalle le guerre quotidiane fra i partiti, fra le industrie, fra i padroni e i lavoratori. Là, dove il cibo è la polvere sollevata dalle bombe, dove la pubblicità sono i pochi momenti calmi fra i programmi di bombardamenti continui, là non si può scegliere. L’unica cosa da fare è cercare di sopravvivere.
Avevano dato un ultimatum: “O ve ne andate o l’ammazziamo”. I nostri governanti, loro che sanno cos’è giusto per noi, che sono lì perché ce li abbiamo messi noi, non hanno voluto credere che non stavano giocando con una bambola di pezza e hanno deciso di restare.
Ora non ha senso essere indignati, costernati esterrefatti. Bisognava esserlo prima, prima della prima bomba e del primo morto.
Ma possiamo ancora fare qualcosa. Ritiriamo le truppe dall’Iraq, sopravviviamo all’arroganza americana e viviamo, finalmente, un periodo “nostro”. L'America è grande, potente, tutto quello che volete, ma noi siamo liberi.
Nella Costituzione c’è scritto che l’Italia “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”.
E questa guerra, come tutte le altre, non è forse un’offesa alla libertà alla vita del popolo iraqeno? Chi siamo noi per poter dire loro che oggi moriranno sotto una bomba intelligente, domani sotto una sparatoria, dopodomani per le torture e magari la settimana prossima grazie ad una bomba all’uranio? Noi non siamo altro che persone come loro, siamo tutti uguali. Già nel 1789, in Francia, l’Uomo aveva approvato questa affermazione di parità come uno dei fondamenti di una società moderna, viva, seria. E adesso? Dove stiamo tornando? Dopo le riforme della scuola, delle pensioni, dell’economia, modificheremo la costituzione anche per questo? Dobbiamo fare un altro ’68 per essere ascoltati? Dobbiamo scendere in piazza di nuovo con bastoni e pietre contro manganelli, pistole e caschi per farci ascoltare oppure siamo in un Paese serio, maturo, consapevole dei disastri che sta contribuendo a creare in giro per il mondo e del danno autolesionista conseguente?
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