Vi racconto una storia. La storia di Emilio Marchi, e dei piccoli miracoli quotidiani che riesce a fare.
UNA STORIA ARGENTINA
Emilio è argentino, di origini italiane. Suo padre, originario di Borgoricco
un paesotto in provincia di Padova, emigrò in Argentina giovanissimo durante
il periodo fascista. Morì nel '49 quando Emilio aveva solo 7 anni e sicuramente
sperava che il figlio che portava il suo stesso nome potesse avere un avvenire
più tranquillo in quel Paese che dopo la seconda guerra mondiale appariva come
uno dei più ricchi e promettenti del mondo. Grazie alla prosperità del periodo
e all'intraprendenza personale Emilio Marchi diventa il titolare di una fabbrica
di macchinari e trasformatori elettrici (la F.A.E. - Fabbrica Argentina Elettronica).
Quando il governo viene preso dai militari, l'imprenditore si vede sequestrate
i suoi beni e "sparisce" come moltissime alte persone di cui si sono perse le
tracce. Emilio è uno dei pochi "desaparecidos" che è "riapparso" grazie all'intervento
internazionale. Dopo un'esperienza di detenzione e sevizie a dir poco drammatica,
viene instradato in Italia dove riesce a sopravvivere vendendo i quadri che
dipinge. Nel 1983, con l'amnistia politica, vengono riaperte le frontiere e
con l'avvento del nuovo governo democratico Emilio compie un viaggio in Argentina.
Quando rientra in Italia riflette a lungo, deciso a rimpatriare definitivamente
ma non più nel ruolo del piccolo imprenditore. I suoi occhi hanno ormai visto
la miseria in cui vivono molti bambini delle classi povere. Nel giugno 1986
torna nel suo Paese, non per trovare finalmente riposo o per ricevere il giusto
risarcimento per le ingiustizie e le violenze subite, ma per dare il proprio
contributo alla ricostruzione materiale e morale del suo popolo. Egli vuole
partire dai più piccoli, vuole diventare il papà di alcuni bambini altrimenti
destinati all'accattonaggio e all'ignoranza. Il suo progetto è quello di costruire
un'abitazione dove accogliere questi bambini. Il progetto ha avuto inizio nel
giugno 1986, sostenuto in Italia soprattutto da un gruppo di amici veneti, conosciuti
durante le mostre dei suoi quadri, i quali successivamente diedero origine all'Associazione
che oggi raccoglie più di seicento persone in Italia, tra soci e simpatizzanti.
Negli anni 1986/1987 viene organizzato, nei sobborghi della città di Jardin
America un piccolo centro che accoglie vari bambini. Attualmente quest'esperienza
funziona in modo autonomo sotto la gestione di un comitato locale: un primo
modesto obiettivo è stato raggiunto nella prospettiva che mira ad evitare la
dipendenza promuovendo le risorse locali.
Nel marzo 1987 si costituisce quindi in Argentina l'Associazione "Jardín de
los niños" che sorgerà in Italia con lo stesso nome l'anno successivo per appoggiare
l'attività dell'Associazione argentina attraverso l'adozione di solidarietà
a distanza.
Nello stesso anno Emilio dà vita ad un altro centro sociale nel cuore di una
"villas miserias" della periferia di Posadas, il quartiere "S. Jorge". Con l'ulteriore
e progressivo precipitare dell'economia argentina del periodo post-Alfonsin,
lo stato di indigenza aumenta sempre di più e gli spazi del centro "S. Jorge"
diventano sempre più ristretti rispetto alle necessità.
Ad Emilio Marchi viene presentata l'occasione di un edificio di trecentocinquanta
metri quadrati da restaurare dotato di un appezzamento di terreno che dista
un chilometro dal centro "S. Jorge".
L’11 dicembre 1989 viene inaugurata una prima parte del villaggio "San Francisco"
(cosi viene chiamato) e vi è l'ingresso dei primi quaranta bambini alla scuola
materna, che nel tempo è arrivato agli attuali 150 ospiti.
Questo ambizioso progetto è stato finanziato anche con i fondi della Comunità
Europea ed ha visto come principale animatore Emilio Marchi, ma come protagonisti
tutti gli abitanti del quartiere e le strutture istituzionali della città e
del Governo della Provincia di Misiones. Oggi, tutto ciò che è stato, ci sta
di fronte come un miracolo. Un terreno selvaggio ai bordi di una discarica,
coperto di baracche fatiscenti, si è trasformato in un quartiere ordinato e
dignitoso con scuole e officine. E chi lo vede resta meravigliato da ciò che
è sorto come frutto del lavoro comune. Esso è infinitamente più grande della
somma delle singole disponibilità e, al di là degli umani difetti e dell'incompletezza,
appare oggi come un prodigio. E per alcuni anni, prima dell'ultima crisi economica
subita dall'Argentina, le panetterie e la falegnameria di S Jorge e S. Francisco
sono riuscite ad autosostenersi senza bisogno degli aiuti degli amici italiani.
L'impegno di tante persone generose ha dato una risposta significativa ed esemplare
ai bisogni primari di innumerevoli persone, in particolare ai più deboli, ai
bambini, agli anziani, alle donne. Ma rimane ancora molto da fare. Per tanta
parte della popolazione marginale che vive nel miseri "barrios" (quartieri)
alla periferia della città di Posadas la soluzione dei problemi, che a S. Jorge
e a S. Francisco sono stati, almeno in parte, affrontati, rimane ancora un sogno,
un miraggio.
Il progetto ha dato una risposta alle necessità di circa 5.000 persone tra le
40.000 che vivono in situazioni di emergenza e di degrado, ma questo è è già
un segno di speranza, oltre che di impegno per i responsabili civili e religiosi
locali e, perché no, per tutti noi.
Insieme si può fare ancora molto. Un canto brasiliano dice: “Se sognamo da soli,
allora è solo un sogno; se sognamo insieme è l'inizio della realtà”.
Per questo vi lascio il link al sito dell'associazione "Jardín de los niños",
www.jardin.it.
Non è molto aggiornato (Emilio è indaffaratissimo ed Enrico ora deve pensare
anche alla sua famiglia!), ma vi consiglio di dare un'occhiata alle "Lettere
dal Campo" presenti in archivio.
Riceviamo e Pubblichiamo. Un grazie a Fran per farci "conoscere" persone così.