Lavoro sporco
Data: Mercoledì, 04 agosto @ 15:06:26 CEST Argomento: Succede in Italia
Vi passo l'editoriale del Manifesto di stamattina.
Non so voi, ma io non ne posso più delle buffonate del centrosinistra, di un Rutelli che dice che le riforme del governo Berlusconi anche se fanno schifo ce le terremo, di politicanti che non sanno prendere posizione e non affrontano a muso duro la situazione.
Poche parole per distruggere la fiducia che gli elettori hanno riposto (e avrebbero riposto)nello schieramento di centro-sinistra.
Lavoro sporco
ANDREA COLOMBO
Buttata giù da quattro signori di dubbia saggezza tra una passeggiata montana e un grappino, la riforma istituzionale è arrivata dopo 12 mesi tondi al vaglio di deputati preoccupati soprattutto di raggiungere le agognate spiagge, incalzati dalla fretta. Se la sono cavata presto. Ieri, nel vuoto di un'aula deserta, sono bastate poche ore per dichiarare incardinata e avviata una riforma che straccia la Carta del 48, la riscrive per metà nel testo e per intero, capovolgendola, nello spirito. Per l'agosto è prevista una nuova limatura, sempre rigorosamente extraparlamentare. C'è chi spera che la nuova gita serva a introdurre sensibili miglioramenti, ma solo perché la speranza è sempre l'ultima a morire.
Poi, in settembre, riprenderà la corsa. A rotta di collo. Urlando sempre, e quando necessario adoperando più contundenti argomenti, i leghisti hanno imposto a un parlamento del resto poco incline a resistere tempi da maratona. E anche così si sono lamentati.
Forse la riforma arriverà in porto e riuscirà a incassare la doppia approvazione delle camere entro la fine della legislatura. Forse invece no. Variabili e incognite sono troppe per azzardare previsioni. Il percorso è accidentato, non perché l'opposizione sia riuscita a mettere in piedi uno straccio di resistenza degna del nome, ma per le numerose rivalità insanabili tra i riformatori, per gli appetiti inconciliabili che rischiano di farli crollare da un momento all'altro.
Quel che in compenso si può prevedere con certezza è che, se la sferza leghista riuscirà a far correre gli alleati fino al traguardo, nessuno oserà più mettere mano al parto di Lorenzago, comunque vadano le prossime elezioni. Non lo farà una destra eventualmente confermata nelle urne, ed è ovvio. Non lo farà neppure un'opposizione miracolata dagli errori dei rivali, e questo è meno facile capirlo senza chiamare in causa categorie patologiche che poco hanno a che vedere con la politica, fosse pure la più spregiudicata.
Rutelli, concorde con il più quotato consigliere di D'Alema, ha tranquillizzato ieri i suoi elettori. Un eventuale futuro governo di centrosinistra non cancellerà le riforme di Berlusconi. L'Ulivo, è vero, le ha giustamente definite con termini apocalittici, ma quello era per scherzo. Facezie che ci si possono permettere quando si sta all'opposizione, ma che è opportuno dimenticare appena invertiti i ruoli.
La riforma delle pensioni griderà pure vendetta, ma in politica far fare il lavoro sporco agli avversari è il gioco più antico del mondo. La legge Biagi andrà anche criticata con parole di fuoco, ma vuoi mettere il vantaggio di ritrovarsi la flessibilità già bell'e fatta? La scuola secondo Moratti fa accapponare la pelle (e la Cgil ha ripetuto ieri che va abrogata in blocco), ma in fondo non è che quella di Luigi Berlinguer fosse molto diversa. Identiche considerazioni varrebbero ove si trattasse di vanificare il duro lavoro riformatore del governo Berlusconi.
Non è molto interessante sapere quali tortuosi ragionamenti abbiano consigliato a Rutelli di esporsi in questo modo, se miri a danneggiare gli amici diessini o se, in coppia con un esperto in materia quale Franco Marini, stia cercando di fare le scarpe al molto osannato e poco amato Prodi. L'importante è che l'ex candidato dell'Ulivo ha dato voce a una tendenza che nel centrosinistra è da sempre robustissima e solitamente trionfante. E che gli elettori hanno giù punito più volte. Inutilmente.
Riceviamo e Pubblichiamo
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