L'articolo su Fiesta, Roma e i Modena City Ramblers scritto da Tony Jop apparso su 'Unità oggi.
Prego, vuol cantere con me
?
di Tony Jop da "l'Unità" 18-07-2004
Datemi una polka e vi solleverò
il mondo. D'accordo: il mondo forse no, ma questa Italia sì. Dalle cronache
dell'altra notte: su uno dei mille palchi che accendono
i campanili di questo alieno paese, un violinista magro come uno spillo e i
capelli lunghi annuncia al microfono: "E adesso la vostra polka".
L'è mat? - grazie Jannacci, la battuta è roba tua - No! Lui fa
sul serio e attacca una bella, sfrenata polka davanti a poco meno di diecimila
spettatori, un gran catino di braccia alzate. Chi vuoi che balli la polka in
questa estate 2004, in uno degli angoli più anglofilizzati del mondo?
Tutti, tutti, tutti: non chiedeva no niente di più; il risultato è
la più grande polka di massa che questo discotecaro paese abbia mai messo
in scena. Nel catino ballano disoccupati, inoccupati, part-time sfruttati, abusivi
indifesi, studenti senza futuro, cassieri laureati, netturbini musicisti, impiegati
con un presente inchiodato alla noia; è la grande bolla d'ansia di quest'Italia
che trova conforto in una danza antica, dismessa, sepolta sotto decenni di vergogna
per le proprie radici. E sul palco ci sono i Modena City Ramblers che, lo sappiano
o no, stanno operando nel gusto di massa con lo stesso efficace spirito d'avventura
con cui un gruppo di bimbi può rovistare nella polvere di una cantina
piena di cose passate e nascoste dal tempo e talvolta dalla vergogna. Come fosse
un'immensa coscienza che si allestisce il futuro riscoprendo il passato, frugando
tra le macerie della sua storia e non solo. Gli anabolizzanti mentali hanno
fallito, il castello di potere che li ha promossi e venduti sta crollando su
se stesso. Il berlusconismo e il suo linguaggio fatto di ologrammi visivi e
di libertà negate che per anni hanno oscurato l'orizzonte, sono in rotta;
e fuggono come Tony Curtis in "A qualcuno piace caldo*, con l'impaccio
di una gonna stretta e dei tacchi alti. Così, in questi giorni d'estate
con gioia e fatica si riprende contatto con la materia. La massa, se si vuole,
ha preso a pulsare in un altro modo, l'angoscia si sta sciogliendo, c'è
clima di avvento; sarebbe utile, alla politica, frequentare queste nuove piazze
d'estate.
Piccoli segnali di liberazione. Siamo a Roma, nello spazio frenetico di Fiesta,
allestito come ad ogni Estate Romana nell'area del galoppatoio delle Capannelle.
Un concerto a sera, ogni notte un evento per decine, centinaia di migliata di
romani serenamente viziati dal sindaco Veltroni e da un accesso che non costa
più di otto euro. Fiesta è un fiume ininterrotto di ragazzi con
gli euro contati e di famiglie con le ferie bruciate, sono lì sotto a
cantare le estroverse canzoni dei Modena, a ballare la Polka mentre Cisco -
leader di un gruppo che sta entrando nella stanza della musica italiana in cui
siedono i grandi,
da Guccini a De Andrè - strappa una notizia alla cronaca e la tritura
nel ritmo: la legge Bossi-Fini - annuncia - è incostituzionale. Tutto
qui, ma basta a far sollevare migliaia di braccia, d'istinto, e la superficie
del catino di Fiesta pare il pelo di un gatto nervoso. Quando sei a Fiesta hai
la sensazione che il mondo sia tutto lì e invece è un abbaglio.
I mondi possibili sono molti e hanno il dono della sincronia: ci vorrebbe un
campolungo su Roma per apprezzare il grappolo di fuochi d'arancio che illumina
le Capannello come il parco di villa Ada dove altre migliaia di romani hanno
passato la sera accanto a un laghetto ascoltando il dolce folk nordico dei Kings
of Convenience. Oppure alla Palma, dove suonava l'orchestra di Eddie Palmieri,
dove ieri sera ha suonato Uri Caine e stasera McCoy Tyner picchierà il
suo pianoforte. Ogni mondo ha il suo sold out, il suo modo di dire "esaurito"
e di spingere la corrente altrove, verso un altro mondo possibile che c'è:
basta cercarlo.
Ogni campanile ci tiene alla sua estate; vanno a farsi benedire le astrazioni
istituzionali, regioni e province sono solo fantasmi al sole dell'estate mentre
l'Italia dei Comuni si riaffaccia concreta in questa fantastica gara a chi la
fa meglio, più grande, come un tempo una chiesa o un palazzo del potere.
E l'effetto complessivo è una rullata potente, molto lunga, un assolo
quasi stordente: in fondo, è quasi sempre la musica la signora di queste
notti italiane nei cui cartelloni, alla fine, si omogenizzano la Sicilia e le
Murge, il Piemonte e il Friuli, Roma e l'Umbria. Un'Italia unita dal cartellone.
L'Umbria: quest'anno Umbria Jazz, ormai votata a un melting pot di sonorità
e di ritmi che l'hanno portata oltre il mito monogamico - jazz e solo jazz -
degli inizi, pare abbia trovato, dopo anni di trambusto, un suo nuovo equilibrio
e mentre i Modena City Ramblers a Roma celebravano la bocciatura costituzionale
della Bossi-Fini, Burt Bacharach, genio della melodia fascinosa, a Perugia intonava,
a dispetto del nuovo ordine mondiale sostenuto da Bush, "What the world
needs now is love", ciò di cui il mondo ha ora bisogno è
solo amore. Lui, che non è Che Guevara e che rappresenta un gentile buonsenso
non alternativo ma senza potere: lo ha fatto all'inizio e alla fine del suo
concerto, per chi non avesse capito. E la gente, categoria odiosamente massimalista,
sta bene, volentieri in questa nuvola di critica istituzionale che tuttavia
non si è formata oggi. Che i palchi dell'estate italiana (anche quelli
invernali, in verità) siano un momento della politica interpretata e
liberata dalla cultura non è una novità. Forse è mutato
il modo di partecipare, di entrare in rapporto con questa nuvola. Fino a ieri
era più facile vivere le mille piazze estive nelle notti d'Italia con
la rabbia in corpo, con l'inquieta sofferenza di un soggiorno obbligato: su
quei palchi e solo su quei palchi lontani dalle tv poteva essere professata
una cultura messa all'indice dalla trionfante illiberalità berlusconiana
che aveva spezzato le reni alla politica. Musica e teatro erano e sono tutt'ora
lo specchio fedele in cui possono riflettersi senza filtri le proiezioni dell'unico
mondo possibile in cui continuare a vivere: in pace, solidarietà, dignità,
giustizia; tutti principi contraddetti per legge dalla destra. Il voto amministrativo,
il giudizio della Corte Costituzionale, il fallimento manifesto del governo
hanno aperto squarci importanti in quel muro che oscurava il futuro di milioni
di persone. La gioiosa platea dei Modena suggeriva l'altra sera che e venuto
il momento della speranza, che la svolta può essere alle porte. Vero
? Falso ? Incrociamo le dita e puntiamo i riflettori, questa volta, sulla piazza
di Modena: stasera Dario Fo svelerà quel buffo mistero che circonda l'iscrizione
al Pci dei compagni Adamo e Eva.
(Le foto sono dell'archivio Ramblers:
fotostudioRobby )