Reportage di Amnesty International.
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Amnesty International ha esaminato gli atti relativi ai processi dei dissidenti catturati nel corso della retata repressiva del 18 marzo scorso e condannati sulla base della Legge per la Protezione dell’Indipendenza Nazionale e dell’ Economia Cubana (Ley 88) e dell’articolo 91 del Codice Penale Cubano.
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Sulla base dei documenti processuali Amnesty International non accetta la descrizione dei 75 dissidenti da parte delle autorità cubane come mercenari e agenti al servizio di una potenza straniera;ritiene invece che le attività che hanno causato il loro arresto,detenzione e condanna rientrino nell’ambito del diritto fondamentale alla libertà di espressione,associazione ed assemblea. |
Amnesty International ritiene che le autorità cubane abbiano usato il clima creato dalla pressione politica ed economica da parte degli Stati Uniti per giustificare un sistema legale repressivo che restringe l’esercizio delle libertà fondamentali ben oltre quanto previsto all’interno degli standard internazionali per la protezione della sicurezza nazionale e l’ordine pubblico.
A queste persone si aggiungono altre 15 persone già riconosciute da Amnesty International come prigionieri di coscienza prima degli arresti del 18 marzo.
Oltre a ciò, Amnesty International contina ad essere preoccupata per la ripresa delle esecuzioni,che l’11 aprile scorso ha posto fine ad una moratoria de facto di durata triennale.
Amnesty International chiede di fare pressione sulle autorità cubane per ottenere l’immediato e incondizionato rilascio dei 75 dissidenti e di tutte quelle persone imprigionate semplicemente per l’esercizio delle proprie libertà fondamentali di espressione,associazione ed assemblea,l’abrogazione di quelle leggi che facilitano l’incarcerazione dei prigionieri di coscienza,la commutazione delle condanne a morte e la ripresa della moratoria
Riceviamo e Pubblichiamo. Fonte www.amnesty.it