LA REGGIA DEL CACTUS
giovanni78
dalla Sardegna ci segnala questo reportage sulla villa del Cavaliere Ilvio.
Ivo
e Johnny hanno già preso spunti per come abellire, ricostruire ed arredare
le loro ville che hanno sia in Italia che all'estero (nella speranza che all'estero
gli lascino fare tutto questo e gli diano la possibilità di usufruire di
soldi pubblici per la copertura del loro futuro porticciolo). Pubblichiamo il
reportage anche per tutta la grande famiglia nella speranza che anche a loro possa
servire come spunto per le eventuali ristrutturazioni delle ville di cui sono
proprietari...
LA REGGIA DEL CACTUS
Il
bilocale con angolo cottura del Cavaliere
“Magazine” pubblica le immagini mai viste de "La Certosa"
Anfiteatro di piante grasse, agorà, chiostri, cinque piscine.
Le foto sono tratte da “Ville esclusive & Resorts”, edito da Archideos,
curato dal fotografo Giancarlo Gardin, scritto da Isabella Brega e Marco Biagi.
La piantina dell'impero sardo di
Silvio il Magnifico
Gian Antonio Stella per
Corriere della Sera-Magazine
Di camminare sulle acque, per
ora, non gli era ancora riuscito. Ma Silvio Berlusconi non è uomo da
perdersi d’animo. E si è fatto progettare nella sua tenuta di Porto
Rotondo un breve camminamento a pelo d’acqua che solca il magnifico laghetto
al centro del cosiddetto «anfiteatro» di duemila piante grasse.
Per adesso si allena lì, per Tiberiade si vedrà. Plasmare la natura
gli piace. E su questo ha trovato una splendida intesa con il suo Vanvitelli
personale, l’architetto Gianni Gamondi, individuando un obiettivo apparentemente
ambizioso messo nero su bianco: il «perfezionamento della natura naturans
in natura naturata».
I PIACERI DEL GIOVIN SIGNORE
Al
piano seminterrato, affacciate sul parco, si trovano la piscina, una jacuzzi
decagonale e, separata da una parete di specchi, la sauna.
Non è che a Dio,
infatti, vengano tutte giuste. Ad esempio, raccontano, il Cavaliere si ferma
di tanto in tanto davanti a certe grandi rocce dalle parti dell’anfiteatro
simil-greco e le guarda perplesso: forse, lavorando di mola e scalpello…
Mica facile, correggere le imperfezioni altrui. Lui ci prova. E lo dimostra
un libro straordinario in vendita nelle migliori librerie specializzate. Si
intitola Ville esclusive & Resorts, è edito da Archideos, curato
dal fotografo Giancarlo Gardin, scritto da Isabella Brega e Marco Biagi e illustra
ville e giardini progettati dall’architetto Gianni Gamondi, figlio della
nobile colonia italiana di Alessandria d’Egitto ma cresciuto, laureato
e affermatosi a Milano.
PALINSESTO NATURALISTICO
Oltre
duemila varietà di cactus, provenienti da tutto il mondo, circondano
la piscina a forma di anfiteatro.
Un libro prezioso. Tra le
creature di cui va orgoglioso l’architetto ha inserito infatti, sia pure
senza nominare il padrone di casa, l’intera tenuta Certosa di Berlusconi:
dalla villa principale (progettata a suo tempo per il faccendiere Flavio Carboni,
l’uomo sullo sfondo della misteriosa fuga del banchiere Roberto Calvi finita
con la sua morte sotto il ponte dei Frati Neri a Londra) alle dependance, dal
viale per gli ulivi all’«agorà», dalla torretta «in
guisa di nuraghe» al museo dei cactus.
PER IL DIRITTO ALLA PRIVACY BASTA
UN CLIC
Uno dei tanti angoli di conversazione ricavati all’interno della villa
di Porto Rotondo. Le colonne di granito dividono il soggiorno dalla sala da
pranzo.
Risultato: non solo è per
la prima volta possibile vedere pezzo per pezzo la residenza sarda del capo
del Governo. Ma perfino una mappa della tenuta. Mappa quasi completa: la villa,
la cascata, la casermetta, la torretta, la quercia, il lago, l’agrumeto,
con i rilievi costieri e le quote altimetriche: tutto. Il che, diciamolo, è
una curiosa bizzarria all’italiana.
L’atrio
di ingresso è pavimentato, come il resto della villa, in rovere americano
delimitato da cornici di granito fantasy fiammato.
Più leggendario di Tiberio. Tutte le piante dell’area, tutti i progetti,
tutti gli atti procedurali che hanno portato alla realizzazione della Chambord
smeraldina sono stati blindati ai primi di maggio, per motivi di sicurezza nazionale,
da due decreti di Pietro Lunardi e Beppe Pisanu. Due decreti così segreti
ma così segreti che i legali di Sua Emittenza, dopo averli mostrati ai
magistrati che avevano aperto un’inchiesta su eventuali abusi edilizi nella
tenuta (in larga parte sdraiata entro quella fascia di 300 metri dal mare sottoposta
a vincoli rigidissimi, che la difesa contesta) si sono rifiutati di far fotocopiare.
Un capolavoro: «i segreti di Stato» negati ai giudici e ai vigili
urbani sono pubblicati a pagina 232.
La
sala da pranzo della dépendance per gli ospiti: un cottage su un unico
livello, «rivestito in muratura di conci di granito sardo e in vecchi
coppi di recupero».
Anche non ci fosse questa chicca,
però, il libro sarebbe da non perdere. Vi si vede infatti crescere (con
una certa elasticità sui permessi) una reggia vacanziera come, satrapi
arabi a parte, non se ne vedeva da un po’. Una reggia che aspira a seguire
il solco di villa Pisani a Stra, del castello di Chenonceau sulla Loira o della
Villa d’Este di Tivoli voluta da Ippolito II. Paragoni spericolati? Neanche
tanto, se un giornale amico come il Foglio è arrivato a paragonare la
Certosa alla leggendaria domus Jovis, sul cucuzzolo di Capri, dove l’imperatore
Tiberio (che per Tacito si vergognava a farsi vedere in giro per il «nudus
capillo vertex», cioè la crapa sempre più pelata) si trasferì
per governare Roma attraverso i segnali luminosi con l’avamposto militare
di Punta Campanella da cui con quella specie di «telegrafo» antico
arrivavano all’Urbe.
La
stanza da bagno nella torretta «con i vetri a cristalli liquidi privi
di tende per non rovinare l’effetto visivo che, con un semplice scatto
di interruttore, si polarizzano per garantire la massima privacy».
Certo è che le «migliorie
apportate alla sua proprietà da un privato cittadino», come le
ha descritte il portavoce Paolo Bonaiuti, lasciano senza fiato. Piazze circolari
di mosaico, filari di antichi menhir, ettari ed ettari di erbetta inglese miracolosamente
verde nell’aspra costa smeraldina, chiostri, saloni, piscine coperte e
opere d’arte. Prime fra tutte una scultura in marmo di Cascella. Lo stesso
che firmò il mausoleo ad Arcore dove un grande sarcofago destinato (fra
uno o due millenni) al Cavaliere, è circondato da un sepolcreto con 36
posti e dove un dì Berlusconi invitò Montanelli: «Mi dice:
lì andrà Marcello, lì Fedele, lì Emilio… Sarei
onorato se anche tu, caro Indro… Gli dissi: Domine, non sum dignus».
Come il committente goethiano.
Un solo paragone viene in mente agli autori del libro per descrivere tanta bellezza,
Goethe: «Sta andando più o meno, come nelle Affinità elettive
la costruzione di questo parco a Punta Volpe. “... A volte con i giardinieri
e i cacciatori, più spesso con il suo amico e, di quando in quando da
solo, percorse l’intera proprietà: dalle sue osservazioni si potè
facilmente arguire che era un amatore e conoscitore di simili parchi e che lui
stesso doveva averne creati parecchi.
IL LAGHETTO DI TIBERIADE
Fra
i compiti più difficili che l’architetto paesaggista Gianni Gamondi
si è trovato ad affrontare c’era la «sistemazione» della
conca di liquami prodotta dal vecchio depuratore: è stata bonificata
e tramutata in un lago dalle acque cristalline.
Quantunque già avanti con
gli anni, aveva un modo gioioso di prendere parte a tutte quelle cose che possono
abbellire la vita e darle un senso. Fu in sua compagnia che le signore apprezzarono
per la prima volta in pieno ciò che le circondava, il suo occhio esperto
coglieva ogni effetto con straordinaria freschezza, e tanto più godeva
delle sue scoperte, in quanto non aveva mai visto prima quei luoghi e quasi
non riusciva a distinguere tra ciò che era opera dell’uomo e quel
che invece era frutto della natura”».
Il
parco di «Punta Volpe» dove sorge la villa del capo del Governo,
Silvio Berlusconi. Si trova su un promontorio allungato nel mare e ricoperto
da un folto bosco di ginepri, lecci, cisti e mirti.
Come non riconoscere nell’illuminato
committente goethiano il lucido profilo del Cavaliere? «Si può
tranquillamente sostenere che, grazie alle sue osservazioni, il parco si accrebbe
e si arricchì. Egli sapeva già in anticipo quali risultati avrebbero
dato le nuove piante che stavano crescendo. Non dimenticò nessun luogo,
dove fosse ancora possibile mettere in risalto o aggiungere qualcosa di bello.
Qui indicò una sorgente che, una volta ripulita, prometteva di diventare
l’ornamento di un intero boschetto, lì fece notare una grotta che,
sgomberata e allargata, avrebbe potuto consentire gradevoli soste, dal momento
che sarebbe bastato abbattere soltanto qualche albero per godersi la vista di
uno splendido ammasso di rupi. Fece gli auguri agli abitanti per il tanto lavoro
che ancora restava e li esortò a non avere fretta, ma a conservarsi anche
per gli anni futuri il piacere del creare e del sistemare».
Solo lì, sul «non
avere fretta», i conti non tornano del tutto. Perché lui, Silvio
il Magnifico, un po’ di fretta ce l’ha. E se non ha tempo di aspettare
la crescita di un carrubo di mezzo millennio se lo compra, lo trapianta e ciao.
Ma sul resto, parole d’oro: ed ecco infatti che, in nome della bellezza
e del piacere, la fetida pozza del depuratore è diventata un placido
laghetto, la cabina elettrica cilindrica un simpatico antico nuraghe con dentro
un bagno con le vetrate trasparenti sul mare che «con un semplice scatto
d’interruttore si polarizzano per garantire la massima privacy»,
la piazzola dell’eliporto una piscina circondata dai cactus. Per non dire
del «capanno di cantiere riattato a bungalow per gli ospiti» (eccellente
idea che copieremo tutti senz’altro in caso di grane con l’ufficio
urbanistica), dell’anfiteatro in marmo o delle cinque piscine per la talassoterapia
costruite, fotografate e pubblicate nel libro (magia!) prima ancora che arrivasse
il via libera del Comune.
NATURA NATURANS? NO, NATURA NATURATA
Le
piscine di talassoterapia alimentate con acqua marina: la più ampia,
divisa in due, è scavata nel prato: le più piccole sono incastonate
tra le rocce, a cascata.
Il Cavaliere si distende così.
È la sua nababbo-terapia. Centrata, per dirla con le auliche parole del
libro, sul «gusto della scoperta e l’entusiasmo del riscatto di un
antico palinsesto naturalistico». Ecco cosa mancava: il palinsesto!
GS78
(Dagospia 11 Giugno 2004)