Pensieri, pensieri
Data: Mercoledì, 09 giugno @ 13:08:18 CEST Argomento: Per Non Dimenticare
Strano. Perché quella stessa stella che ha chiamato tante lacrime a unirsi in un unico sorriso, per me non sia altro che una stella. Tanto lontana da potersene infischiare. Tanto buia da sembrare spenta. Soffocata dalle luci di questa città.......
Strano.
Io posso a mala pena vederla. Figuriamoci se posso toccarla. Forse presto ci riuscirò. Mi addormenterò e sognerò di volare tanto in alto e di toccarla e di sedermi su di lei, come un vecchio su una panchina nel parco: guarderò il mondo rimpiangendo di com’era bello, quando ero giovane. E ognuno che passerà, avrà compassione di un povero vecchio, e del suo bastone tremante. “Non sono io, è il mondo che è vecchio!” – griderà quel vecchio, ormai per tutti soltanto un matto.
Cosa ci sarà nel mondo di vecchio? Le fanciulle ingioiellate, e i loro amanti dagli occhi scintillanti che riflettono vetrine luminose e canticchiano allegre canzoni, storpiandone perlopiù le parole. Questa è la vita. Il vociare dei bambini che giocano a rincorrer le farfalle, e le loro madri a guardarli e a sognare le loro carriere di avvocati. Questo è il mondo.
Ma cosa avrà voluto dire quel matto? La bellezza del mondo è forse destinata a sparire? Come il fumo di questa sigaretta soffiato dal vento, così denso al suo primo apparire e poi, subito svanito alla prima difficoltà.
Forse ci sono. Forse davvero, per l’ultima sigaretta, la mia amica stella si è riaccesa per me. E rivedo le stesse fanciulle, ma con altri gioielli, con altri amanti: canticchiano le stesse canzoni ma con altre parole. Non hanno avuto tempo di capire l’importanza di ciò che avevano. Ciò che avevano ieri, oggi è già vecchio. Ma sì. Sarà così. E quei bambini che ieri giocavano nel prato, oggi sono troppo impegnati e non hanno più tempo, né per le farfalle, né per le loro madri.
Butterò via questa cicca, non come ho buttato via tutte le altre. Sarà un distacco lento. Ancora due tiri mi separano dall’addio a questo mozzicone. Lo ricorderò come l’unico che mi ha capito. Forse l’unico che mi ha dato il tempo di capire che, forse, a tanti errori si può rimediare. Vorrei davvero rimediare, ma non ho tempo. Devo andare. Madre mia perdonami, se ti lascio sola. Un uomo mi chiama, non posso più rimandare.
Mi dispiace gettarti via, amico mio, ma non posso portarti con me. Ti lancerò con tutta la forza che mi resta verso quella stella che stasera abbiamo guardato insieme. Spero che ci rivedremo lassù.
Questa cella non mi è mai sembrata così grande come ora che la devo lasciare. Da domani, qui rimbomberanno i sogni di qualcun altro. Quanti ne ammazzeranno ancora, stella mia?
Riceviamo e Pubblichiamo. Un grazie di cuore a Franky
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