15 anni fa - Piazza Tienanmen
Data: Martedì, 08 giugno @ 15:40:00 CEST Argomento: Succede nel Mondo
15 anni fa un ragazzo con un sacchetto in mano sfidava un carroarmato. Da "l'Internazionale" di questa settimana; articolo di Camilla Desideri
In occasione del quindicesimo anniversario della brutale repressione delle proteste studentesche di piazza Tienanmen, la stampa statunitense riflette sulle trasformazioni che ha compiuto la Cina dal 1989 a oggi
In un editoriale intitolato "La verità su tienanmen", il New York Times discute sulle responsabilità di Pechino: "Ancora adesso i leader cinesi affermano che quelle proteste erano un violento movimento di ribellione controrivoluzionario che minacciava la sicurezza del paese e il suo futuro".
La Cina si ostina a non riconoscere che la brutale repressione degli studenti è stata un tragico errore: "In questo modo la ferita di Tienanmen rimane ancora aperta e per molti è la prova che il governo preferisce preservare il proprio potere piuttosto che garantire la verità e proteggere gli interessi dei cittadini".
Dal 1989 la Cina ha fatto grandi progressi dal punto di vista della crescita economica. Ma i diritti civili e le libertà personali non sono sempre garantiti:"Una classe dirigente più istruita e più illuminata ha preso il posto dei vecchi leader del Partito comunista responsabili della tragedia di Tienanmen. È perciò arrivato il momento – conclude il New York Times – di fare onore al coraggio e all'idealismo di molti cinesi e di dire la verità su quella terribile notte".
Il Wall Street Journal s'interroga sull'eredità di quel massacro: "Alcuni aspetti della strage di Tienanmen non sono chiari. Per esempio, dobbiamo ancora capire se la repressione degli studenti ha accelerato o intralciato lo sviluppo democratico della Cina. E se la vecchia guardia comunista avrebbe perso comunque la sua presa sul potere anche se non avesse soffocato la rivolta".
In un intervento sul quotidiano finanziario Wu'er Kaixi, leader del movimento studentesco di Tienanmen ora in esilio a Taiwan, chiede a Pechino quando si deciderà a fare le sue scuse: "Fino a che questo non accadrà i progressi degli ultimi quindici anni saranno incompleti. Lo sviluppo delle libertà economiche, che ha portato più ricchezza nelle aree urbane del paese, è stato un riconoscimento da parte del governo che gli studenti della mia generazione avevano ragione a manifestare. Ma l'attesa delle scuse ufficiali ci ricorda quello che non abbiamo conquistato: libertà d'espressione e democrazia".
Anche il Seattle Post-Intelligencer nell'editoriale denuncia lo stato dei diritti civili in Cina: "Il Partito comunista è ancora alla guida del paese. I diritti umani sono garantiti dalla legge, ma ignorati nella pratica: i dissidenti possono essere sequestrati, messi agli arresti domiciliari o perseguitati. Amnesty International ha reso noto che Ding Zilin, fondatrice del gruppo delle madri di Tienanmen, è stata arrestata a marzo per aver interferito con l'organizzazione della commemorazione per il quindicesimo anniversario della strage. Ma tutta la popolazione cinese è ancora oggi soggetta agli abusi di una classe politica arrogante".
Sul Miami Herald Jiang Yanyong, un chirurgo cinese, sottolinea che il governo sta solo aspettando che la gente si dimentichi di Tienanmen: "Prima hanno chiamato la protesta 'ribellione controrivoluzionaria' poi 'la tempesta politica del 1989'. Ma dare al massacro nomi diversi rivela che le autorità del paese hanno la coscienza sporca".
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