Gino Strada a Bagdad, missione impossibile: salvare gli ostaggi
Data: Giovedì, 06 maggio @ 21:45:43 CEST Argomento: Succede nel Mondo
Da il resto del Carlino.
Il caso; Emergency ammette l'iniziativa umanitaria.
Una fuga di notizie avrebbe frenato i primi contatti del medico italiano con gli Iracheni. Gelo di Palazzo Chigi.
Da il resto del Carlino del 6 Maggio, Articolo di Enrico Fovanna.
Milano; il governo smentisce con una nota ufficiale. Ma la liberazione dei tre ostaggi italiani in mano alle Brigate Verdi di Maometto potrebbe essere sfumata per un soffio. Anzi per una fuga di notizie. “pensavamo di annunciarla ieri sera” dice il vicepresidente di Emergency, Carlo Garbagnati. Ma qualcuno si è messo in mezzo rivelando ad alcuni organi di stampa la mediazione segreta di Gino Strada.
“Voci fantasiose”, si legge in una nota di Palazzo Chigi, “su inesistenti mandati conferiti a questo o quel personaggio” o su notizie data dal sismi di imminenti liberazioni.
Ma chi poteva avere interesse che gli ostaggi non venissero consegnati nelle mani di Gino Strada? Chi ha saputo che il fondatore di Emergency stava lavorando in gran segreto e ha ritenuto di comunicarlo? Chi poteva essere al corrente di movimenti di questo livello, tra Amman e Bagdad? Gli interrogativi inquietanti si sprecano.
Con Gino Strada fondatore di Emergency, a Bagdad c’è Maso Notarianni, direttore di Peace Reporter, l’agenzia di notizie nata da una costala dell’associazione umanitaria.
Strada e Notarianni sono arrivati in Iraq da Amman, dove tra martedì e ieri hanno incontrato Jabbar Al Kubaisi ( da non confondere con Mohamed Al Kubaisi, segretario del Consiglio Generale degli Ulema), leader dell’alleanza nazionale patriottica irachena (Ani). Kubailisi e l’ex baathista che, con una telefonata al portavoce dei Campi Antimperialisti, Moreno Pasquinelli (durante la manifestazione del 28 aprile a Roma), aveva detto che Maurizio Agliana, Umbro Cupertino e Salvatore Stefio sarebbero stati consegnati solo a una delegazione pacifista.
Strada e Notarianni avrebbero dunque dovuto avere un contatto a Bagdad con un emissario di Al Kubaisi il quale, a sua volta avrebbe dovuto stabile un contatto fra Strada e chi in grado di avvicinare le persone che hanno in ostaggio gli Italiani. Poi la fuga di notizie e il flop-
Dal quartier generale di Emergency di Milano, trapela molta apprensione per la sorte degli ostaggi. “siamo molto dispiaciuti – dice Teresa Strada- meno se ne sa, ci siamo detti fin dall’inizio, meglio è per tutti, fino a operazione conclusa. Avevamo anche mandato alle tv arabe una cassetta che riassumeva tutte le manifestazioni pacifiste che abbiamo fatto negli ultimi anni.
Emergency, che è in Iraq dal ’95, anno successivo alla propria fondazione, ritiene inotre che anche e soprattutto il proprio impegno umanitario a favore di civili costituisca una forte credenziale per potersi porre come interlocutori degli iracheni. E adesso che fare?
“la nostra posizione - dice Teresa - rimane quella di portare a casa tre vite umane. Sul piatto noi possiamo mettere solo quello che abbiamo fatto finora per la pace e per i civili. E non accettiamo alcuna contrapposizione né con la croce rossa, né con il Governo. Rischiamo la pelle tutti i giorni per salvare vite, e basta. Da sempre, pur sfilando con i pacifisti, non abbiamo colore politico e non ne vogliamo, La pace non è un valore né di destra, né di sinistra”. Fiducia in una soluzione? “lo spero”.
“Le cose si stanno mettendo bene – ribadisce Carlo Garbagnati, numero due di Emergency – l’arco del gruppo che potevano tenere detenuti i tre italiani si era molto ristretto. Si stava, attraverso Al Kubaisi, raggiungendo le persone giuste. Dopo l’incontro ad Amman, lui aveva inoltrato i nomi di Gino e Maso agli interessati, adesso restano in attesa che qualcuno si faccia vivo, con istruzioni”
Se la cosa non fosse uscita, insomma, Strada e Notarianni avrebbero potuto agire indisturbati, senza tema, da parte degli iracheni, che qualcuno li seguisse, nelle progressive manovre di avvicinamento ai sequestratori. “che quasi certamente – dice Garbagnati – oggi sono altri, rispetto ai primi che li hanno detenuti. Adesso dobbiamo essere assai prudenti. In pochi avevano questa informazione. L’impressione è che sia venuta un po’ da ambienti di servizi.
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