Primavera rossa, Resistenza !
Data: Lunedì, 23 agosto @ 12:11:59 CEST
Argomento: Per Non Dimenticare


Un articolo de "Il manifesto" che richiama la storia del comandante Licio, un personaggio già ricordato dalla Casa del vento nell'album "Sessant'anni Di Resistenza".
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Partigiani IERI E OGGI

Una banda comunista in Valdichiana e un mitico comandante, la storia di un'amicizia tra un antifascista «rosso» e un repubblicano. Sullo sfondo la strage di Savarna, nel ravennate. Che sarà ricordata il prossimo 26 agosto

«Cara mamma, perdonami di quello che ho fatto e che faccio, era necessario perché io non potevo più stare quassù in mezzo a una masnada di vigliacchi. Io vado con i ribelli, per difendere l'idea di mio padre che è sempre viva in me e per ridare ancora una volta l'onore alla mia bella Patria». Licio Nencetti aveva appena 17 anni ed era di Lucignano, nella Valdichiana aretina, quando decise assieme ad altri compagni, pur non essendo lui soggetto, per la giovanissima età, alla chiamata alle armi nella Repubblica Sociale Italiana, di ribellarsi ed andare alla macchia. Queste poche righe le scrisse alla madre da Capolona, in Casentino, dove Licio e compagni formarono la squadra volante "Teppa", banda partigiana comunista di cui Nencetti assunse il comando. Operavano tra il Casentino e la Valdichiana, nel Calcione e in Valdambra, nella provincia di Arezzo, Firenze e Siena, compiendo azioni spettacolari. Il 26 maggio 1944, dopo essere stato catturato in Pratomagno, torturato nel carcere di Poppi, Licio venne fucilato dai fascisti nella piazza di Talla che oggi porta il suo nome. Aveva appena 18 anni.

Il Collettivo Comunista Licio Nencetti

Licio Nencetti è Medaglia d'oro della Resistenza. E, dopo la guerra, molti dei suoi compagni chiamarono "Licio" il proprio figlio primogenito. Come ha fatto Ezio Raspanti, nome di battaglia "Mascotte", che continua la lotta della Teppa e di Licio anche attraverso l'Istituto Storico della Resistenza della Valdichiana.
A 66 anni di distanza dalla fucilazione di Nencetti, Ezio Raspanti è, qui, nella piazza di Talla dedicata al "Comandante Licio". Ha 85 anni ma non li dimostra. È arzillo e arguto quando prende la parola dal palco per il suo intervento. Intorno le bandiere rosse e i manifesti che ricordano la ricorrenza in questo happening antifascista organizzato dal Collettivo Comunista Licio Nencetti. «Nel giorno dell'anniversario della morte di Licio Nencetti volevamo con questa festa rendere omaggio al giovane partigiano che con i suoi princìpi ha ispirato questo nostro collettivo di giovani intitolato proprio a quel ragazzo. Lo stesso che il 26 maggio 1944, nella piazza del nostro paese, prima di essere ucciso, gridò in faccia ai suoi aguzzini nazifascisti:'Viva la libertà'» ci dice Michele. «Vogliamo celebrare oggi la memoria di quelle gesta partigiane, di Licio e dei suoi compagni, attraverso una serata di musica e ricordi ricostruendo le vicende di Nencetti, per quanti ancora non le conoscessero, per fare apprezzare ancora di più il "regalo" che i partigiani hanno fatto a noi e alla nostra patria. Affinchè la lotta partigiana possa restare a lungo nelle menti di chi ha la forza di ricordarla, di tramandarla e di consolidarla contro ogni forma di revisionismo». Come quello del Governo che, il 28 aprile scorso, con un decreto legge ha bloccato gli indennizzi per i familiari delle vittime delle stragi naziste. In barba alla recente sentenza della Cassazione che aveva riconosciuto il diritto al risarcimento per la strage di Civitella della Chiana, proprio nei luoghi epici della Teppa di Licio Nencetti.
La piazza si riempie di vecchi e nuovi partigiani. Tra ricordi di gesta eroiche e di nuove lotte la festa procede fino a notte tarda. Fino a pochi anni fa Rifondazione, qui, prendeva il 15%. Oggi, invece, l'amministrazione comunale la guida un sindaco di destra a capo di una lista civica che ha rifiutato financo di patrocinare questa serata in memoria del comandante partigiano, icona di un'intera vallata. Anche questo è il segno dei tempi. Di chi cerca di obliare e rovesciare il significato della Resistenza e dei suoi padri cercando di accomunare chi ha lottato per la democrazia e chi, invece, spalleggiava la dittatura fascista e nazista. La storia di Licio Nencetti, ma anche quella di Ezio Raspanti, Salvatore Vecchioni, Amedeo Sereni, Livio Cincinelli, Leopoldina Bortolini, Edoardo Succhielli e di tutti i partigiani del Casentino e della Valdichiana, racconta l'epopea di chi a 20 anni decise di andare su per i monti in nome della libertà, della giustizia, dell'uguaglianza contro la sopraffazione e il razzismo.

Un eroe della Resistenza

Per parlare un po' di Licio e della sua storia ci affidiamo alle memorie di Salvatore Vecchioni, partigiano della Teppa, e di Raffaello Sacconi, comandante della formazione "Licio Nencetti" al quale fu riconosciuta la qualifica partigiana di comandante di brigata.
Racconta Sacconi: «Conobbi Licio negli ultimi mesi del 1943. Mi fece subito un'ottima impressione: viso aperto, simpatico, occhi vivacissimi. Mi colpì la sua insofferenza per l'inazione, cui eravamo costretti, in attesa di organizzarci per cominciare la lotta contro i fascisti e i tedeschi. Compresi il motivo di questo suo stato d'animo quando appresi la storia della sua famiglia, che aveva subìto violenze e soprusi, per tanti anni, da parte dei fascisti. Licio appartiene oramai alla schiera degli eroi della Resistenza, per cui sarebbe fuori luogo da parte mia, specialmente dopo tutto quello che di lui è stato scritto, dilungarmi nella esaltazione della sua figura di combattente. Dirò solo, e non si tratta di vuota retorica, che in Casentino e nella Valdichiana, il suo nome viene pronunciato ancor oggi con riverenza ed affetto. Tanto che in memoria di Licio, oltre a un battaglione partigiano, sono state intitolate vie, piazze, cooperative, sezioni dell'Anpi, e il suo nome ritorna in tante ballate e canzoni raccolte nei 'Canti popolari toscani'. I fascisti odiavano in lui lo spavaldo coraggio; il popolo amava in lui la generosità e la bontà. Deciso, sempre primo davanti al pericolo, coraggioso e intraprendente, intransigente con il nemico agguerrito, terminato il combattimento, tornava ad essere quel giovane buono e generoso di sempre».
Vecchioni descrive l'incontro con la madre di Licio avvenuto, tanti anni dopo la Liberazione, presso un bar di Lucignano: «La proprietaria del bar informò la mamma di Licio, di cui era amica, che un certo Vecchioni, che aveva combattuto con suo figlio, si sarebbe recato nel suo bar. Recatasi al bar invece di me trovò mio figlio; anche lui si chiama Licio (avevo promesso a Licio che avrei chiamato il mio primo figlio con il suo nome). La madre rimase commossa di questo e volle avermi suo ospite a Lucignano. Volle offrirmi il pranzo e insistette perché rimanessi a dormire, dicendomi 'quando arriva qualche amico vero, sembra che il mio Licio sorrida per la gioia'. Le narrai il mio incontro con Licio e delle comuni vicissitudini. Di questa povera e cara mamma mi è rimasta l'immagine di una donna forte, sicura di sé ed orgogliosa dell'operato di suo figlio».

Tra vecchio e nuovo fascismo

È un intervento commosso, quello di Raspanti. Che infervora e appassiona la piazza di Talla, rievocando il passato con uno sguardo rivolto al presente. «I giovani di oggi devono conoscere appieno le gesta di Licio e dei partigiani della "Teppa", comprendere i valori e gli ideali dei resistenti che non erano solo comunisti ma anche socialisti, azionisti, repubblicani, democristiani, liberali, persino monarchici. Tra questi ricordo con affetto un sacerdote, Don Piero Magi, che avevo conosciuto a Foiano della Chiana e che divenne un nostro collaboratore. Ricordo che ci dividevano molte cose, lui cattolico, noi partigiani comunisti, lui leggeva l'Avvenire, noi l'Unità. Don Piero era 'l'acqua santa' e noi 'il demonio', ma sapevamo comprenderci, collaborare rispettandoci reciprocamente. Licio Nencetti è stato un grande partigiano nonostante la sua giovane età. Ha compiuto azioni memorabili che Radio Londra esaltò. Operò attaccando i fascisti e i tedeschi, uccidendo anche alcuni alti ufficiali germanici come a Ponte a Caiano e a Foiano senza che vi siano state rappresaglie verso la popolazione. Oggi, io ho 85 anni, e non avrei mai pensato che l'Italia sarebbe caduta sotto un nuovo tipo di fascismo, più subdolo ma non meno pericoloso. A pochi giorni dal 2 giugno, Festa della Repubblica, assisto con dispiacere e sofferenza all'avanzare del revisionismo e alla cancellazione dei partiti che dettero vita alla Resistenza con l'oblio delle idealità».
E per un giorno la Piazza Licio Nencetti di Talla si è nuovamente tinta di rosso, questa volta un rosso diverso da quello del sangue versato allora, un rosso che vuol dire resistenza, il rosso delle bandiere sotto le quali centinaia di persone si sono riunite per gridare il loro grazie ad un giovane che ha lottato fino alla morte per farci il dono della libertà.




Tratto da
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/ricerca-nel-manifesto/vedi/nocache/1/numero/20100814/pagina/15/pezzo/284765/?tx_manigiornale_pi1[showStringa]=licio&cHash=8e9de27b85





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