Un giorno ad Auschwitz
Data: Mercoledì, 05 settembre @ 13:27:03 CEST Argomento: Per Non Dimenticare
Sona appena tornato dal mio primo Interrail, e come prima cosa voglio provare a raccontare la mia visita al museo che e stato creato nell'ex campo di concentramento di Auschwitz.
Penso di non riuscire a spiegare pienamente le sensazioni che si provano ad essere li, a pensare quanta sofferenza e quanta crudeltà ci sia stata in quel luogo: anche dopo sessant'anni è ancora viva nelle facce delle persone che si vedono sulle foto e nei filmati dell'epoca, così come sulle liste infinite di nomi sparse qua e là a ricordare il numero spaventoso di persone che sono passate per quel posto. Fa male ancora di più pensare che la maggior parte di loro vi è rimasta per sempre.
Non riesco a spiegare la rabbia che si prova guardando le foto dove i soldati esibivano come trofei i corpi di persone impiccate, oppure quelle degli esperimenti fatti sulle persone come fossero topi da laboratorio. La rabbia diventa ancora più forte quando penso che molte di queste persone sono rimaste impunite continuando come se niente fosse la loro miserabile vita.
Non riesco a spiegare quello che si prova a sentire il rumore dei passi delle altre persone sulla ghiaia, quella stessa ghiaia che ricopre quelle stesse strade che portano ai forni crematori e alle camere a gas, dove migliaia di persone hanno camminato per l'ultima volta, e nel vedere le forche, e i muri dove avvenivano le fucilazioni. La cosa brutta è che potrei continuare ancora, ma penso che non sia necassario.
Concludo con una frase di George Santayana, un filosofo spagnolo, che si può leggere all'interno del museo: "Un popolo che non ricorda la propria storia è condannato a riviverla"
Riceviamo e pubblichiamo, grazie ombrarossa83
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