MUTANDE AL PALCO DEL 1° MAGGIO
di Toni Jop da "l'Unità" 24 aprile 2004
MUTANDE AL PALCO DEL 1°
MAGGIO
di Toni Jop da "l'Unità"
24 aprile 2004
Di fronte al palco del Primo Maggio si torna alla
legge. Quella della par condicio. Siamo in clima elettorale, e non si può
dire a ottocento mila ragazzi in piazza San Giovanni, telecamere accese, che
Berlusconi è un buffone. Si danneggerebbe l'immagine - davvero? - del
presidente del consiglio impegnato con il suo club a cercar voti per le europee.
Il problema è che non sarà solo vietato dire che Silvio è
un buffone ma anche qualunque riferimento a personaggi e a soggetti impegnati
nella campagna elettorale, vedi le forze politiche. Il riferimento è
concesso a patto che in qualche modo non si pretenda, anche implicitamente,
di orientare il voto in un senso o nell'altro. C'è una grande correttezza
formale in questo principio in base al quale il palco sindacale del Primo Maggio
sarà tenuto in doppia osservazione speciale dai gufetti della destra
di governo. Tuttavia, la norma si cala con forza coercitiva in una realtà
che, come tutti sanno, oggi in Italia si fonda sullo squilibrio di poteri più
drammatico e antidemocratico d'Europa, e non lo diciamo noi ma, com'è
accaduto pochi giorni fa, è la stessa Europa a denunciarlo. La seconda
considerazione utile ci riporta alla natura profonda della grande festa organizzata
in San Giovanni a Roma: quello è e resta un palco sindacale e benché
Cgi Cisl e Uil in quella piazza tenga no a battesimo una vera festa, non può
sfuggi re che anche l'happening musicale più grande probabilmente, del
mondo non è che il riflesso della storia militante, della volontà
di lotta, dell'ansia di emancipazione, della difesa delle dignità, del
lungo, e spesso sanguinoso, percorso per il riequilibrio dei poteri nei luoghi
di lavoro e nella società di milioni di esseri umani solidali tra loro.
Questi connotati fondamentali non sono dati astratti segnati su una carta d'identità
sempre uguale a se stessa: sono tratti vitali di organizzazioni che li verificano
e li attualizzano giorno dopo giorno legandoli alla realtà che si trasforma.
Per questo, oggi nell'agenda sindacale ci sono la guerra e l'intolleranza come
la difesa dei salari e delle pensioni, come - tema di questa edizione - l'Europa
che si allarga in pace, lavoro ed equità sociale. Gli artisti che saliranno
su quel palco condividono queste tensioni positive e se ne fanno interpreti,
ciascuno con il proprio stile. Si può parlare di opposizione alla guerra
in Iraq - poiché questa è la guerra che si combatte e non la guerra
in generale - senza indicare gli errori di un governo che dopo aver piegato
il nostro paese alle armi finge di non riconoscere una guerra nella montagna
di morti che si sta accumulando tra Baghdad e Falluja? Si può parlare
di un'Europa che sta crescendo senza citare il lavoro da guastatore compiuto
da Berlusconi, a tutto vantaggio degli Stati Uniti; ai danni del processo di
unificazione del vecchio continente? "...In equità sociale":
è forse questa la strada messa in pratica dalla destra italiana in anni
di governo in cui i ricchi sono diventati più ricchi e chi pagava e paga
le tasse è ormai alla soglia della sopravvivenza? Certo che, se potessero,
metterebbero le mutande al palco di San Giovanni. Ci hanno provato anche in
altre occasioni con il risultato di dare anche più vigore a quella bella
e grande manifestazione di libertà che sta nelle mani del sindacato italiano.
Curioso: la questione della par condicio salta fuori ogni volta che può
prendere la parola chi non ha il potere e in genere neanche, in tv, la parola.
Altrimenti, ammoniscono, fatevi la vostra festa ma dite addio alla trasmissione
su Raitre, e cioè: se volete apparire in tv, fate finta di niente, trasformatevi
in una discoteca con ottocentomila fessacchiotti senza cervello che pensano
solo a far casino e tutto andrà bene.
Così piacerebbero a loro anche il sindacato e i consigli di fabbrica.
Buoni e zitti. E se proprio devono parlare, a San Giovanni, dicano che gli piace
la pace, ma senza offesa per chi ama la guerra o comunque ci si ingrassa facendo
morire noi in un campo di battaglia che hanno scelto loro; che ci piace avere
una pensione decorosa ma che siamo comunque disposti a imparare a far meglio
la spesa, che Silvio è un buffone ma che lo sono anche i sindacati e
tutti gli ottocentomila decerebrati di San Giovanni. Par condicio.