L’alleanza del male: Venezuela e Iran
Data: Lunedì, 29 gennaio @ 14:20:00 CET Argomento: Succede nel Mondo
La rielezione del presidente Ugo Chavez per la terza volta di fila alla guida del Venezuela fa capire che il Socialismo, se ben applicato, può essere scisso completamente da un regime dittatoriale.
L’ultimo Paese che era riuscito in quest’intento era stato il Cile di Salvador.
Già in passato l’America di G.W. Bush aveva paragonato il Venezuela di Chavez ad un impero nazista. Questo perché era stato il primo Stato dell’orticello statunitense a rialzare la testa dopo secoli di sfruttamenti economici e sociali che vanno ricercati addirittura nel XV Secolo con l’arrivo degli Europei nel Sudamerica.
Lo stesso Sudamerica ha dovuto pagare le conseguenze di questa invasione per centinaia di anni e ancora oggi le sta pagando se consideriamo che nessuno dei paesi sudamericani è riuscito ad avere un completo sviluppo tecnologico anche grazie al fatto che il know-how è sempre rimasto nelle mani dei paesi sviluppati/sfruttatori.
Dopo tutti questi secoli, con la sola breve parentesi già citata di Allende, visto che anche Peron era comodo per gli U.S.A., ed escludendo la sola Cuba, il Venezuela ha capito che da solo avrebbe potuto andare avanti. Che avrebbe potuto smettere di essere sfruttato e che avrebbe potuto contare sui suoi prodotti nazionali, non più sfruttati, per vivere dignitosamente sulla scena mondiale.
Questo, però, con il conseguente (ri)avvicinamento alla Cuba castrista, già a suo tempo, aveva fatto cambiare umore agli Stati Uniti che nel Venezuela, e soprattutto nel suo presidente, vedevano una spina nel fianco nel loro predominio all’interno dell’Organizzazione degli Stati Americani. Gli U.S.A., infatti, così come già facevano all’interno della NATO soprattutto e dell’ONU in modo minore ma deciso, erano sempre riusciti ad imporre la loro egemonia su tutti gli altri stati dei continenti americani. Uno stato che minasse questa egemonia e che, soprattutto, fosse di esempio agli altri, era inviso agli Stati Uniti che, perciò, hanno cominciato a tenere una politica distante dal Venezuela. Hanno quindi cominciato a mostrare che la stessa politica del Venezuela, sia a livello interno che estero, era sbagliata in modo da far apparire agli occhi del mondo questo stato come l’ennesimo stato canaglia.
Ma non sono stati in grado di arginare completamente l’effetto Venezuela!
Altri stati sudamericani come il Nicaragua e il Brasile per citare i più noti, hanno cominciato ad adottare una politica socialista basata non sul mero populismo ma sull’effettivo miglioramento delle condizioni del popolo.
Il Venezuela, quindi, è stato preso come esempio da molti stati dell’America Latina che hanno cominciato, pian piano ma in maniera decisa, ad allontanarsi e a ribellarsi all’egemonia statunitense nella regione sudamericana.
Ma adesso il Venezuela sta per commettere il più grosso errore che avesse potuto pensare in questa marcia trionfale verso la totale indipendenza economica-tecnologica dal colosso statunitense...
Se da una parte la nazionalizzazione delle riserve petrolifere poteva essere vista come un ennesimo smacco al predominio U.S.A., il conseguente avvicinamento all’Iran di Ahmedinejad può solo fare il gioco degli Stati Uniti che, partendo dal Venezuela, se sapranno giocare bene le loro carte senza lanciarsi in nuove avventure guerraiole, potranno tornare ad riavere il completo controllo di tutto il Sudamerica.
Le deliranti dichiarazioni del presidente iraniano, oltre ad aver riscosso la completa condanna di quasi tutto il mondo occidentale, e quindi del “mondo ricco e potente”, hanno fatto sì che questo stato, che comunque in passato si era distinto dagli altri stati islamici per la sua “occidentalizzazione”, venga visto come un nuovo nemico da combattere.
Pensare ad una nuova guerra sembra improbabile mentre sembra più facile pensare a delle sanzioni economiche e ad embarghi atti a far sì che gli iraniani stessi, a causa dell’esasperazione che queste possibilità creeranno, si solleveranno contro il loro presidente fino a farlo dimettere in un modo o in un altro.
Se il Venezuela continua nell’intento di allearsi con questo stato, l’opinione pubblica del mondo occidentale non faticherà a visualizzare lo stato sudamericano come partner e complice dello stato asiatico.
Quindi ci vorrà poco a fare l’equazione Venezuela=Iran=Male.
E questa equazione farà perdere al Venezuela il posto che, con fatica e decisione, si sta conquistando nell’economia mondiale.
A quel punto un Venezuela nuovamente povero sarà una facile preda dei forti Stati Uniti che, ripartendo proprio da lui, e dimostrando che il socialismo venezuelano ha provocato solo danni economici al paese, riprenderanno l’egemonia nella regione sudamericana.
In questo momento la migliore opzione per il Venezuela e per tutti gli altri stati sudamericani che come il primo stanno rialzando la testa dopo secoli di sfruttamento, è di mantenere una perfetta equidistanza da tutti trattenendo con tutti uguali rapporti commerciali ed economici.
Riceviamo, pubblichiamo e ringraziamo per la collaborazione!
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