Dopo il lungo inverno: recensioni, ancora recensioni...
Data: Mercoledì, 03 gennaio @ 23:17:43 CET Argomento: La Rassegna Stampa sui Ramblers
Opinioni da: Uscita di sicurezza, Bielle, RockIT e altri commenti sul web... - di Arianeve
Tanto per tener desta l'attenzione mentre il panettone è ancora lì da digerire, ecco un po' di recensioni dal web (magazine online e siti di musica: italiana, indie e non...). Un po' di dolcetti e un po' di carbone ai Ramblers...
Su Uscita di Sicurezza scrivono:
"“Dopo il lungo inverno” segna il ritorno dei Modena City Ramblers sul mercato discografico a un anno dall’abbandono del loro storico cantante Cisco Bellotti e a dieci mesi dall’entrata nella band delle nuove voci Davide “Dudu” Morandi e Elisabetta “Betty” Vezzani. Dal punto di vista sonoro, gli stili e le ispirazioni si rincorrono lungo il disco, con evidenti rimandi alle musiche più amate dai Ramblers, il folk europeo, celtico e balcanico, i ritmi latini, sudafricani e mediorientali, il rock e la musica d’autore, mentre per i testi la tradizionale sensibilità “folk”, rivolta all’attualità politica e sociale e alle esperienze di viaggio della band, si impreziosisce di spunti “intimistici” e poetici, andando a creare un composito quadro musicale che riafferma l’identità poliedrica della band emiliana."
Il voto assegnato è: 7
Ben oltre la sufficienza anche per la webmagazine Rock Shock, che sigla il voto 7,5/10:
"A un anno dall’abbandono di “Cisco” Bellotti, la leggendaria band emiliana propone, con la nuova formazione, il suo nono album. Più malinconico e contaminato che mai.
[...]
Le diciannove tracce del disco presentano una grande eterogeneità a livello sonoro: il folk presente in tutte le salse, da quello irlandese, come Il Treno Dei Folli, a quello balcanico, come Western Union, il brano realizzato con la Kocani Orchestra; il sound mediorientale (Oltre La Guerra E La Paura), quello sudamericano (la bellissima Risamargo) e quello africano (Mama Africa); l’immancabile canzone d’autore, presenti in brani come I Prati di Bismantova; qualche suggestione, avvertito in tutto il disco, di rock e reggae. Questa grande ricchezza di spunti è presente non solo a livello sonoro, ma anche a livello tematico: se in Mia Dolce Rivoluzionaria ricorre il tema, molto caro ai MCR, della lotta resistenziale, in brani come Il Paese Delle Meraviglie, invece sono contenute acri riflessioni sulla società attuali; ma trovano anche posto pensieri malinconici e poetici, come nel pezzo La Musica Del Tempo.
Un disco ragionato, completo e molto ben costruito. Gli affezionati del gruppo non potranno non notare il cambiamento, di atmosfere e di suggestioni, presenti nelle canzoni di questo album: la band, in questi quasi quindici anni di attività, è maturata. Ed è proprio questa maturità ciò che gli ha permesso di realizzare un disco pregevole, contro coloro che vedevano l’allontanamento di “Cisco“ Bellotti come l’inizio della fine della folk band italiana più amata.
"
Decisamente di parere contrario è Leon Ravasi su www.bielle.org:
"Troppa fretta Modena! Troppa davvero. E per dimostrare cosa? Quando finiscono le lunghe convivenze nei gruppi è normale che chi esca si precipiti a registrare un disco. Si suppone che siano i brani, i motivi, le scelte artistiche che erano state un po' coortate o tarpate nei tempi della militanza nel gruppo. E' molto più difficile che capiti che il gruppo, che in genere si deve riorganizzare (e non poco se in un botto solo escono il cantante, il front-man, uno degli autori più rappresentativi come è il caso di Cisco per i Modena City Ramblers), che il gruppo, si diceva, corra a registrare un nuovo disco. Nel caso dei MCR ancora meno si spiega, perché il notevole "Appunti partigiani" è solo di un anno e mezzo fa. Il risultato? E' mediocre. [cut]" (il resto della argomentata recensione è sul sito delle Bielle, seguite il link riportato sotto!)
Marco Villa di Rockit prova invece a... salvare il salvabile:
"A volte basta una canzone per far girare le cose. Per fare capire che si è preso atto che qualcosa non funzionava ed era il caso di cambiare. Aggiustare un poco la rotta, senza scossoni o deviazioni. Giusto una piccola virata, leggera ma significativa. E dire che, già dal titolo, la canzone in questione non si presenta bene: "Mia dolce rivoluzionaria". Se poi sul libretto si legge che alla sensibile militante si indirizza un perentorio "Alza il pugno!", le premesse per il "solito-pezzo-dei-Modena City Ramblers" ci sono tutte. E invece, eccola, la virata. Perché, al di là del ritornello, effettivamente scritto a puntino per i live, nelle strofe si prende atto di un fatto epocale: "ora servono nuove parole", perché "la risposta ora è più complicata".
Dopo il fattore K, crolla anche l'ortodossia rambleriana? Non esageriamo: resistono pezzi stancamente retorici ("Il paese delle meraviglie"), ennesime lodi del viaggio ("Il treno dei folli") e passaggi vuoti fino all'irritazione ("Tota la sira", in assoluto peggior brano della storia dei MCR), ma qua e là, insieme alle voci, le parole cambiano davvero. Basta sentire uno dei pezzi portanti dell'album, "Quel giorno a primavera", in cui esordisce ufficialmente la voce ruvida di Davide "Dudu" Morandi. In fondo è una riedizione di "Quarant'anni", ma il testo prova ad essere più complesso e meno didascalico, esattamente come in "Mama Africa", lontana anni luce dai baratri di terzomondismo d'accatto di "Radio Rebelde" (disco del 2002). Stesso discorso con "Mala Sirena", che canta Tuzla e la Bosnia mantenendosi su toni descrittivi, abbandonando gli abiti da predicatori che i MCR si erano cuciti addosso. Di buon livello anche "La musica del tempo", "Western Union" e "Oltre la guerra e la paura". In questi ultimi due brani si fa apprezzare l'innesto di Betty Vezzani, voce femminile che avvicina il suono a quello dei desaparecidos Caravane De Ville, di gran lunga il miglior gruppo figliato dai Ramblers.
Disco della rinascita? Di nuovo, non esageriamo: semplicemente, l'album del post-Cisco si mantiene sopra la linea di galleggiamento, provando a uscire dalle secche in cui il gruppo si era precedentemente incagliato. Certo, l'intensità dei primi dischi è di là dall'essere avvicinata, ma almeno si prova ad archiviare la pessima figura rimediata con la nuova versione di "Contessa". Segnali di vita, sostanziosi."
Trovate qui le recensioni complete:
- UDS
- Rock Shock
- La Brigata Lolli (www.bielle.org)
- www.rockit.it
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- DNA Music
- Mescalina
- www.kdcobain.it
- www.ilpotereelagloria.com
- www.liverock.it
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