Una recensione... FuoriSchermo
Data: Martedì, 07 novembre @ 00:10:13 CET Argomento: La Rassegna Stampa sui Ramblers
Il lungo inverno dei Modena City Ramblers... Stagioni adottate come metafora di quello che è la vita: mirabolante giostra di emozioni e circostanze.
Il lungo inverno dei Modena City Ramblers
di Gianluca Perlongo
Ad un anno e mezzo dall'uscita di Appunti partigiani e dopo un periodo di forti cambiamenti, che ha visto l'abbandono di uno dei componenti storici del gruppo, Cisco Bellotti e l'innesto nella band delle nuove voci Davide "Dudu" Morandi e Elisabetta "Betty" Vezzani, i Modena City Ramblers tornano sulla scena musicale con l'album dal titolo Dopo il lungo inverno.
Prodotto dall'inglese Peter Walsh, pubblicato dall'etichetta Mescal e distribuito da Universal, il disco presenta già dal titolo e dalla copertina, un chiaro richiamo ad una nuova stagione ramblers che da subito appare coerente con la filosofia del gruppo. I 16 brani sono un viaggio suggestivo dentro una rinascita personale e politica che fonde l'attualità del mondo alle vicende personali della band e delle scelte di vita dei suoi componenti.
Il disco vanta di contributi preziosi come quelli di Terry Woods, componente dei Pogues e padre fondatore del nuovo folk irlandese, la brass band macedone Original Kocani Orkestar, il rapper bolognese-catalano Luca "Rudeman" Lombardo, Massimiliano Fabianelli, già fisarmonicista con i Ramblers, il quartetto d'archi reggiano Koiné, il trio di fiati Giardina/Bolognesi/Castagnetti, Lucia Tarì e Enzo Ciliberti, cantante e armonicista e il coro delle voci bianche del Teatro Comunale di Modena.
La sonorità si presenta da subito calda, avvolgente impregnata di suoni celtici e balcanici con tessiture ritmiche tipicamente folk ma con tratti latini, sudafricani, mediorientali e rock.
Come da tradizione il contenuto è versatile, humus di riflessione, diversità, sentimento, poesia e ardore civile che in un crescendo di rimandi alla cultura contadina legge il nostro tempo con gli occhi vagabondi di chi, suonatore per mestiere, si diletta a marcarne difetti e incongruenze. Ancora una volta, così come per ¡Viva la vida, muera la muerte! la band emiliana tenta di offrire una valida alternativa ad uno scenario musicale monodimensionale, alternando tracce d'impegno sociale a frammenti di autentica poesia ove intimismo e sensazioni extrasensoriali riescono a diffondersi creando un'atmosfera sospesa fra realtà e romanzo.
Un lungo inverno, cuscinetto d'aria interposto fra gli anelli della "catena" per attutire il dolore per un fratello migrante, divenuto elemento di connessione ai tanti compagni che vedono in loro degli amici a cui la musica regala le stesse semplici, meravigliose emozioni: divertimento, passione, militanza, gioia e affermazione di valori etici.
Stagioni adottate come metafora di quello che è la vita: mirabolante giostra di emozioni e circostanze, vascello sordo a chi gl'intima di porre fine al suo tragitto, bambino inquieto e armonico che chiuso in casa aspetta paziente l'ultimo respiro dell'inverno per riabbracciare la strada e bagnarsi di sole.
Il ritorno dei Modena City Ramblers porta sogni e storie da raccontare miste a brandelli di chitarre, particelle erranti che profumano di terra, cariche di suoni e trasbordanti di ricordi, nuove pagine di un vissuto che non hanno l'intento di scacciare via l'inverno ma di mitigarlo con le parole il vino e qualche buon amico.
(http://fuorischermo.altervista.org/index.php)
Riceviamo e pubblichiamo. Grazie per il prezioso contributo, direttamente dalle pagine di fuorischermo.altervista.org
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