Neil Young le canta a Bush
Data: Martedì, 19 settembre @ 13:44:10 CEST Argomento: La musica che ascolti su Radio Rebelde
Il popolare cantante americano (in realtà canadese...) non ha paura delle proprie opinioni, spesso controcorrente ed impegnate. In un'America sempre più sfiduciata verso il suo presidente (che però ha eletto due volte di seguito) si leva un'altra voce contro la guerra. - di Inti
Neil Young non ha mai avuto paura di dire come la pensava.
Il cantante che ha attraversato la storia musicale degli USA, dal folk al grunge, già in passato aveva usato i suoi testi per denunciare quello che non gli piaceva della sua patria adottiva. Nel 1973, in Harvest, la canzone "Alabama" era una chiara presa di posizione contro il razzismo (e che gli è valsa la risposta piccata del gruppo southern rock Lynyrd Skynyrd, "Sweet home Alabama").
E non ha nemmeno avuto paura di dichiararsi per Reagan, contro Carter, durante la crisi degli ostaggi nell'ambasciata iraniana, agli inizi degli anni '80.
E anche nei giorni dell'America sotto assedio, ha composto un pezzo, "Let's roll", in cui, parole sue, cercava di immaginare cosa potesse passare per la testa di un passeggero mentre cercava di impedire ai dirottatori di usare il volo United Airlines 93 per colpire la Casa Bianca.
Beh: ci è voluto poco perchè questa canzone lo facesse automaticamente entrare nella schiera degli artisti pro-Bush e pro-guerra.
Ma allora Neil come la pensa??
Per togliersi qualsiasi dubbio, basta una visita al sito ufficiale dell'artista (www.neilyoung.com): ci appare un layout come quello di una rete tv di telegiornali: solo che invece che CNN, qui abbiamo LVW (Living with War: il titolo del suo ultimo disco).
E come un telegiornale, possiamo vedere commenti, articoli, interventi di altri artisti... tutti contro questa stupidissima guerra.
Non manca nemmeno un contatore... non di contatti, ma dei soldati americani morti sui vari fronti.
Per completare l'opera, una top ten dei migliori video di protesta.
Insomma: un sito da visitare sicuramente, e non solo per le canzoni, ma anche per capire come negli USA sia perfettamente normale considerarsi patriottici e pro-america e contemporaneamente considerare Bush la più grande disgrazia che gli potesse capitare.
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