Qualcuno vola ancora sul nido del cuculo
Data: Martedì, 05 settembre @ 15:40:37 CEST
Argomento: Succede in Italia
... Persone, che la gente ”normale” considera folli. La loro vita si svolge tra quattro mura e un giardino. Nel centro della città...
”Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo che passa
e neppure la notte ti lascia da solo
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro.”
Un matto. Fabrizio De Andrè.
Salvatore. Michele o forse Antonio. Claudia. Carmen e Biagio. Franco. Persone, che la gente ”normale” considera folli. La loro vita si svolge tra quattro mura e un giardino. Nel centro della città. Non si tratta di un manicomio. Non esistono più le camicie di forza e l’elettroshock. Nel 2000 si parla di case di cura.
Qui i pomeriggi scorrono lenti: ci sono due letti di metallo per stanza, coperte grigie, poltrone e lenzuoli bianchi, una televisione e qualche foto alle pareti. Immaginatevi uno di quei pomeriggi scuri. Quando persino qui, nel "sud est", fa freddo e ci vorrebbe solo un bel camino e un soffice divano sul quale riposarsi. Immaginatevi un pomeriggio così grigio in queste quattro mura. I minuti sembrano ore. E anche se non sei malato, se non sei folle o pazzo, come tutti credono, qui dentro lo diventi lo stesso.
Gino lavora qui da tanto. E’ alto e muscoloso, proprio come gli infermieri dei film, solo che lui sotto i baffi ride e conosce tutti, parla con loro e li ascolta. Salvatore girava per le strade del suo paese fino a pochi anni fa. La gente che lo vedeva in giro aveva paura. E anch’io entrando e vedendolo con le sue braccia tese verso di me e le mani pronte ad accarezzarmi ho pensato di scappare. Vecchio marpione, si appolipa a tutte le ragazze che vede. Ha un sorrisetto furbo e gli occhi interrogativi. Se decidi di non scappare appena lo vedi e provi a conoscerlo scopri che non è per niente pericoloso. Metti un po’di musica, lo inviti a ballare e inizia a illuminarsi, le braccia si rilassano, segue i tuoi passi e si diverte, e il pomeriggio va avanti più velocemente.
Poi vedi che da lontano un omino con pochi capelli e una giacca elegante e grigia ti sta osservando. Stava camminando e si è fermato per sentire la musica. Si avvicina anche lui. Ha gli occhi spenti ma appena mi avvicino e gli faccio qualche domanda le labbra si increspano in un tenero sorriso. Continuo a fargli domande ma risponde solo con piccoli cenni del capo. Riesco a capire che si chiama Michele, o forse Antonio. Non lo sa bene neanche lui. Poi all’improvviso decide di ricominciare a camminare. Su e giù. I passi tornano sempre sulle stesse mattonelle e per un po’ cammino anch’io con lui. Dicono che trascorra così le sue giornate, camminando nei corridoi e per il giardino. Non si ferma mai. Forse vuole andare da qualche parte, o forse va davvero, con tutte queste sue passeggiate, in tanti luoghi sempre diversi. A volte la lingua non riesce a dire quello che si agita dentro il corpo e la gente inizia a credere che tu sia un povero idiota solo perché trovi un modo diverso per andare dove vuoi.
Appena sono entrata ho notato una coppia strana, seduta su una panchina. Un amore così scandaloso susciterebbe sicuramente tante risate tra noi “sani”. Lui è altissimo e barbuto, a suo modo affascinante. Si chiama Biagio e fa il pittore, dice che nei quadri astratti ci puoi vedere tutto quello che vuoi, il mare, il cielo, il fuoco. Usa i colori per parlare. Non vede i suoi fratelli da anni. Lei è bassa e tozza. Carmen. Ha almeno dieci anni in più. Indossa una maglietta aderente e nera e dei pantaloni con i brillantini. Parla di vestiti, le piace il nero e non usa mai i maglioni rossi. Ha i capelli corti corti e i denti storti. Prende una foto di quando aveva diciotto anni. Lunghi capelli neri le cadevano sulle spalle e con gli occhi che luccicano inizia a raccontare del suo amore per Biagio, sono fidanzati da due anni, presto lo presenterà finalmente alla sua famiglia, lo ama tanto.
Qualche giorno fa Claudia ha picchiato Carmen. Claudia è alta e robusta. Vive anche lei qui. Ha una maglietta rossa che le mette in evidenza i fianchi larghi e i seni grossi. Le piace la musica da discoteca. Prende una sigaretta e inizia a fumare. Ne fuma almeno tre. Mentre Cinzia arriva e viene coinvolta dalle danze, ha i capelli ricci e corti, gli occhiali tondi sul naso e l’espressione un po’ assente. Ai piedi indossa un paio di ciabatte e porta con se una borsa marroncina di pelle. Non se ne separa mai. Neanche per ballare. Come se da un momento all’altro debba andarsene via. Ho l’impressione che aspetti qualcuno. Ma non arriva nessuno.
Franco è steso nel letto. Non si può muovere e non può parlare. Urla, caccia via tutti, vuole restare solo in quello spazio scuro, o forse vuole qualcuno, ma non sa come dirlo.
A volte Biagio e Carmen, Claudia e Salvatore escono. Vanno al mercato, comprano una bella camicia nuova o una borsetta.
Stando qui mi viene in mente Francesco, lo conoscono tutti, ogni mattina lo troviamo vicino alla fermata dell’autobus, ha le cuffie alle orecchie e canta. Molti hanno paura, la maggior parte delle persone ride appena lo vede. Chiunque abbia frequentato la villa non può non ricordarsi di un omone alto e grosso che trascorreva lunghi pomeriggi a parlare con creature immaginarie e fantasmi sconosciuti. Era sempre solo ma lui non se ne accorgeva, chissà quante storie ha raccontato. Forse se avessimo avuto un po’ più di tempo, se fossimo tutti un po’ meno presi da noi stessi, dal nostro egoismo e dalla nostra superbia avremmo potuto conoscerlo. Invece un giorno è scomparso dalla circolazione. E’ morto per una fuga di gas mentre era a casa solo, mi hanno detto. Nessuno si è mai sporcato per sedersi a terra, accanto a lui, per ascoltarlo e magari conoscerlo. Abbiamo sempre tutti fretta e diffidiamo di tutti.
Un giorno Maria ha incontrato la vecchia signora delle carte. L’avrete vista sicuramente anche voi. Gira per Lecce. Ha una giacchetta grigia e i capelli corti corti. Ovunque vada raccoglie le carte che stanno per terra, sugli scalini, per strada. E borbotta sempre. Forse è arrabbiata. Maria non le ha chiesto niente. Non le ha fatto domande e non si è messa a ridere. L’ha solo aiutata a raccogliere qualche carta, le ha dato una mano nel suo folle e surreale compito. Quante vite scorrono solitarie e disperate. Le perdiamo per colpa di inutili pregiudizi, e di tanta indifferenza.
”O gente per bene! Passioni! Ebbrezza! Follia!
Eccovi li, indifferenti, distanti, o gente per bene!
Voi biasimate l’ubriaco, condannate il folle, predicate come il sacerdote e, simili al fariseo, ringraziate Dio perché non vi ha fatto simili a costoro (…) e anche nella vita di tutti i giorni è insopportabile davanti a un gesto libero, sublime, inatteso, sentir gridare da tutti quell’ uomo è pazzo, è ubriaco… o sapienti!”
Goethe
Riceviamo e pubblichiamo. Grazie per il bellissimo contributo.
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