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Il piano dell'IKEA per stroncare il lavoro minorile

Riceviamo e pubblichiamo. Articolo inviato da Inti il Lunedì, 11 ottobre @ 19:44:42 CEST

di Edward Luce
dal Financial Times del 15 settembre

Coloro che difendono il lavoro minorile in India e nelle altre parti del mondo fanno due affermazioni. Primo: i bimbi sono più adatti degli adulti per certi lavori, come tessere i tappeti o fabbricare fiammiferi, siccome le loro dita sono più abili. Secondo: se i minori non lavorassero, starebbero peggio.

La prima giustificazione è un mito puro e semplice. "Tessere tappeti richiede forza e, in ogni stadio della produzione, gli adulti sono più adatti" dice Fida Hussain, capo della Deluxe Carpets a Badohi, una città nel cuore della 'cintura dei tappeti' indiana, nello stato di Uttar Pradesh.
Hussain ha osservato il lavoro sia dei minori che degli adulti. Come principale fornitore di tappeti ad IKEA, il grande magazzino svedese di prodotti per la casa, Deluxe Carpets è tenuta a fare tutto il possibile perchè i suoi subfornitori, le piccole imprese locali, non utilizzino bambini.
"I minori sono mandati a lavorare perchè i loro genitori sono indebitati - dice Hussain - Non ha nulla a che vedere con la qualità del loro lavoro."
La risposta alla seconda giustificazione, che il lavoro minorile è il male minore, dipende dal contesto. Ci sono moltissimi esempi di ragazzi gettati in strada dopo che gli acquirenti internazionali avevano imposto degli ultimatum ai loro fornitori.
La minaccia di sanzioni economiche da parte degli USA negli anni '90 ha spinto le fabbriche di vestiario ad interrompere l'utilizzo di bambini come lavoratori, la drammatica situazione che ne è risultata è stata abbondantemente documentata dall'ONU e da altri osservatori. "L'impatto della legge degli USA sul Bangladesh è un classico esempio di buone intenzioni con cattivi risultati", dice un funzionario ONU.
E quando le compagnie straniere hanno costruito scuole per i minori che avevano abbandonato il lavoro non sempre ha funzionato. La 'carpet belt' indiana in pieno boom economico, che produce l'85% dell'export nazionale di tappeti e rifornisce - direttamente o indirettamente - tutte le catene di vendita al dettaglio, è piena di esempi del genere.
"Quando abbiamo viaggiato attraverso i villaggi della 'cintura dei tappeti, negli anni '90, abbiamo potuto vedere scuole deserte dappertutto, alcune di queste avevano i nomi di industrie internazionali", dice Marianne Barner, portavoce dell'IKEA. "Era chiaro che bisognava cercare oltre".
L'iniziativa dell'IKEA per il lavoro minorile punta a dare l'indipendenza economica alle donne più povere della regione. Il progetto copre circa 1 milione e mezzo di persone in 650 villaggi nei distretti intorno alla città santa indiana di Varanasi.
Dipankar Gupta, un importante sociologo indiano che è anche consulente per la KPMG, che esegue le certificazioni sociali per le aziende che agiscono in India, diche che l'iniziativa è credibile perchè è basata su interessi commerciali.
IKEA, come i suoi concorrenti, ha un obiettivo commerciale nel minimizzare il lavoro minorile, poichè la cattiva pubblicità danneggia gli affari. Qualsiasi multinazionale sa cosa è successo alla Nike, la compagnia di abbigliamento sportivo americana, in seguito alle denunce di pratiche lavorative non etiche.
"Il punto importante è che non è filantropia", dice Gupta. "Moltissime compagnie danno denaro per cause che hanno poco a che fare con i loro affari. Ma anche se provenisse dalla bontà dei loro cuori, si può essere scettici riguardo al loro impegno a lungo termine".
IKEA, che ha lanciato il suo progetto per i tappeti indiani nel 2000, basa il suo approccio sull'aiutare le madri dei potenziali (e reali) bambini lavoratori a scappare dalla morsa degli usurai. Ponendo tra 20 e 50 rupie al mese in "gruppi di auto-aiuto" le donne di casta inferiore risparmiano collettivamente abbastanza per poter aprire un conto in banca e per richiedere prestiti a tasso di mercato piuttosto che usuraio. La prima cosa che fanno è l'estinguere i debiti ai loro creditori, che spesso sono anche i possessori dei telai.
Di solito è l'impossibilità di ripagare i debiti che costringe le donne a impegnare i propri figli.
"Ora che siamo finanziariamente indipendenti, possiamo tenere i nostri figli e mandarli a scuola", ha detto una donna nel villaggio di Suiyawan. É tuttavia difficile valutare i risultati del progetto dell'IKEA, o di altri, poichè il mercato dei tappeti è molto frammentato e con sub-appalti in migliaia di villaggi.
Circa 500.000 persone sono impiegate nella fabbricazione dei tappeti, di solito usano piccoli telai che possono far lavorare 3 o 4 persone. Di queste, l'Unicef, partner dell'IKEA, stima che 40.000 siano bambini.
Al contrario di Rugmark, un progetto sostenuto da dozzine di imprese internazionali in cui i tappeti hanno un'etichetta che "garantisce" che non si è fatto ricorso al lavoro minorile, l'IKEA non dà questa garanzia. In pratica bisognerebbe mettere una telecamera a circuito chiuso dietro ogni telaio, e ce ne sono circa 175.000. Vandana Verma, il cosiddetto "difensore dei diritti dei bambini" per l'Asia del sud presso IKEA dice: "'E per questo che stiamo cercando di creare un ambiente più adatto ai bambini".
Oltre a creare ed educare i gruppi di donne, IKEA manda i minori a 'scuole-ponte' così che possano entrare nelle scuole normali nel giro di un anno. Spesso sono all'aria aperta, sotto il tradizionale albero di banyan, con una semplice lavagna e con le mucche che passeggiano tra le scolaresche. Ma, in contrasto con le scuole governative locali, i cui insegnanti spesso non hanno interesse, nelle scuole ponte il corpo insegnanti è formato da entusiasti.
"Questo è qualcosa di nuovo per noi", dice il rappresentante di una classe superiore di Nonara, un altro villaggio semifeudale. "Gli intoccabili e le ragazze stanno imparando a leggere e a scrivere. Ma tutti noi ne beneficeremo".
L'approccio dell'IKEA sulla prevenzione - specificatamente sull'indebitamento - è chiaramente più sofisticato del tradizionale obiettivo della riabilitazione, in cui i donatori costruiscono le scuole e sperano nel meglio. Ma non è detto che IKEA raggiunga il suo risultato, che è di assicurare che i gruppi di donne e le scuole portino avanti il suo impegno.
Spesso in India e in altre parti del mondo, progetti di successo svaniscono col tempo alla partenza di coloro che li avevano iniziati. E non c'è garanzia che l'IKEA non sposti la sua fonte di tappeti in un'altra parte dell'India o magari in un'altra nazione. I tessitori di tappeti di Varanasi sono abili nel loro lavoro, ma la i processi di produzione frammentati aumentano i costi.
Ciò nonostante il progetto dell'IKEA è il più dettagliato impegno di azione sociale nella regione. Si stima che 21.000 bambini abbiano imparato a leggere e scrivere e molte migliaia di donne stanno scoprendo la magia dell'interesse composto, senza aver ricevuto una rupia di sussidio.
IKEA spera che la pratica prenda piede via via che le donne comprendono l'inaspettato potere che deriva dal raccogliere piccole somme mensili. Se così fosse, il lavoro minorile si ridurrà ulteriormente.
"É impossibile essere sicuri di avere successo" dice la signora Barner, "ma la nostra esperienza è che se non si guarda alle cause che stanno alla base del lavoro minorile, allora non si riuscirà a fare nessun progresso reale."

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