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E la Francia riconferma la scelta nucleare

Riceviamo e pubblichiamo. Articolo inviato da Inti il Mercoledì, 19 maggio @ 19:39:33 CEST

All'opinione pubblica piace. E Sarkozy, nel suo piano energetico, prevede il nuovo megareattore atomico europeo

DA CorrierEconomia del 17/05/2004
di Massimo Nava
L'associazione ecologista "Sortir du nucléaire" ha lanciato un tour di protesta in tutta la Francia contro il progetto di costruzione del reattore europeo. La manifestazione è partita da Fessenheim (Alsazia), sede della prima centrale nucleare realizzata nel Paese, una delle poche che ha suscitato qualche apprensione per disfunzioni peraltro di modesta entità.
I sindacati dei colossi energetici Edf e Gaz de France hanno indetto per metà giugno tino sciopero generale contro i programmi di parziale privatizzazione lanciati dal governo, comunque ben deciso a mantenere il controllo delle compagnie, essendo il nucleare un settore delicato e strategico.
Fra le due estreme del dibattito (uscita dal nucleare e difesa a oltranza dello statalismo del settore) c'è il grande centro della società e della politica francese, entrambe convinte e soddisfatte di una scelta che risale ai tempi di Charles de Gaulle e che risulta ancora irreversibile.
I vantaggi, rispetto al costo della bolletta e ai livelli di inquinamento che provocherebbero altre fonti energetiche, sono considerati tuttora molto superiori ai rischi, Tanto che proprio in questi giorni, con il sostanziale consenso dell'opposizione socialista e comunista il neo ministro dell'Economia, Nicolas Sarkozy, ha presentato all'Assemblea nazionale le linee guida dei nuovo piano energetico che in sintesi, si traduce in una scelta di continuità, ammodernamento delle centrali esistenti e deciso impegno per la costruzione del megareattore nucleare europeo. Soltanto l'ex ministro dell'Ecologia, il verde Yves Cochet, ha denunciato il potere della "lobby nucleare".
I vantaggi, per le tasche dei francesi e per le casse dello Stato, derivano dalla forte indipendenza energetica del Paese (il 50 per cento, rispetto al 25 per cento degli anni Settanta, all'inizio del piano nucleare), da una bolletta molto meno cara della media europea e della possibilità di esportare quasi mille miliardi di Watt, pari al consumo interno dell'intero Belgio.
I vantaggi riguardano anche la salute dei francesi. Le emissioni pro capite di anidride carbonica sono fra le più basse del pianeta, se si considera che un chilo di carbone produce 4 kwh mentre un chilo d'uranio nel produce 50 mila.
Quanto ai rischi, la centrale di Le Hague è considerata da anni il centro tecnologicamente più avanzato per il trattamento delle scorie radioattive.
Sono considerazioni che non soddisfano i verdi e la varie associazioni ecologiste, comunque impegnati in campagne di denuncia dei rischi impliciti in un sistema di 58 centrali, la metà delle quali compirà trent'anni di servizio entro il 2011.
Il sistema informativo e le stesse società predicano la massima trasparenza, tuttavia indiscrezioni e notizie di piccoli incidenti e di pericoli connessi allo smaltimento delle scorie non sono una rarità. 1I ministro Sarkozy ha comunque preso l'impegno di lanciare al più presto le centrali di nuova generazione, più sicure e in grado di aumentare ulteriormente la produzione di energia. Oggi: il nucleare francese garantisce il 77,7 per cento della produzione di elettricità, contro il 33,2 per cento della media europea.
La conferma del nucleare non esclude comunque il forte impegno della Francia a sviluppare nuove fonti energetiche e a favorire, anche con misure fiscali, la riduzione dei consumi. "L'obiettivo entro dieci anni, dice Sarkozy, è di produrre il 25 per cento delta ricchezza in più con il 9 per cento in meno di energia. Risparmio possibile grazie allo sviluppo tecnologico delle energie rinnovabili, dell'energia solare ed eolica, anche se. su quest'ultimo punto, c'è da vincere la resistenza di ecologisti e comunità locali all'installazione degli impianti.
La parte di energia prodotta da queste fonti è per ora minima: 0,7 per cento, contro il 8,2 per cento del carbone e il 75,8 per cento del nucleare. "Occorre essere onesti, ha detto Sarkozy in Parlamento, e riconoscere che queste fonti di energia, qualsiasi fosse la volontà politica, potranno integrare ma non sostituire le forme classiche, il che pone inevitabilmente la questione del nucleare".
"In Francia non abbiamo petrolio, ma abbiamo idee". Era lo slogan di Edf negli anni Settanta, quando il Paese comperava all'estero l'80 per cento dell'energia necessaria. Nonostante le campagne del verdi, Chernobyl e la preoccupazione per un nuovo genere d'allarme (il terrorismo), il nucleare continua a dare maggiori garanzie ai francesi. Con l'aria che tira in Iraq e il prezzo del barile in ascesa. lo slogan è sempre d'attualità.

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